È fra l’umidità, le zanzare e la locanda della Fragoletta che nel 1749 a Mantova prende avvio la riforma del teatro italiano. Nelle sue Memoires, Goldoni non nasconde la propria avversione nei confronti della paludosa città lombarda e così nel corso dei secoli gli stessi studiosi hanno finito per non riconoscerne la giusta importanza nella vita dell’autore.
Luca Scarlini, con la sua sapiente ironia, sale sul palco per raccontarci questa storia, fra letture sceniche, analisi critiche e citazioni colte. Con la precisione dello storico e l’arguzia del comico, lo scrittore veste i panni del narratore, del capocomico e dell’attore per dimostrare, ancora più che mostrare, al pubblico come Mantova sia stata il teatro di prova di quelle commedie che hanno cambiato per sempre il modo di fare teatro. Ad accompagnarlo le interpretazioni di Giovanni Franzoni e Maria Grazia Mandruzzato, a cui è affidato invece il compito di ridare voce ai personaggi goldoniani. Nell’anno che trascorre in città, costretto a letto dall’influenza, Goldoni compone in ordine cronologico La vedova scaltra, La Pamela nubile, L’adulatore. Sono queste le tre opere su cui si concentra la prima parte dello spettacolo e che dobbiamo immaginare essere state rappresentate per la prima volta presso il Teatro Vecchio in Largo Vigili del fuoco 1, oggi caserma dei pompieri.
A distanza di tre secoli, Scarlini ne rivendica la portata rivoluzionaria per i contemporanei del commediografo, e in fondo anche per noi, scegliendo accuratamente i passaggi in cui sono le donne a essere protagoniste. Nella locanda in cui soggiorna, la prima e unica locanda a Mantova solo per commedianti, Goldoni conosce la comica ormai ottantenne Giovanna Benozzi, ribattezzata Fragoletta, e sua figlia Elena Virginia Balletti, attrice colta e famosa. Nei testi goldoniani, infatti, anche le donne più umili sono colte, come la giovane serva Pamela, capace di leggere, scrivere, far di conto, ma soprattutto di difendere il proprio onore di fronte alle avances del suo padrone, nonostante ne sia innamorata. E sono abili, come la vedova mercantessa Rosaura, che mette in discussione il potere maschile tenendo in scacco tutti e quattro i suoi pretendenti di nazionalità diverse. Fa loro da controcanto la nobile donna Luigia, rappresentando le ambizioni velleitarie del proprio ceto, come la pretesa di sembrare più giovane e bella persino di sua figlia. In uno spettacolo ibrido a metà tra una lezione accademica e una stand-up comedy, degno della poliedricità del suo autore, Scarlini ci spiega la critica di Goldoni all’aristocrazia e ai suoi tentativi di ostacolare l’ascesa della classe borghese, facendo risuonare la città delle stesse risate che l'animavano nel Settecento.