Di cosa parliamo quando parliamo di rap? Linguaggio giovanile, giovani vestiti male, cultura dell’illegalità, anni ’80? L’Hip Hop ha permeato la nostra società in maniera capillare, dal lessico comune, la pubblicità, i muri, al cinema. Il rap è il linguaggio di tutti. Della trasversalità di questo genere musicale si è parlato nell’incontro di Blurandevù con l’artista Francesco Carlo, in arte Kento . Oltre a essere un punto di riferimento per la musica, attivo dagli anni ’90, Kento insegna ai giovani detenuti a trovare un'espressione autentica e personale attraverso laboratori di scrittura rap e poesia presso carceri minorili, comunità di recupero e scuole.
Agli albori della sua attività di insegnante non esisteva una letteratura su come guidare i giovani detenuti ad apprendere l’arte del rap , il suo metodo è partito da alcune riflessioni: la nostra mente è davvero libera? Se siamo schiavi di noi stessi, come liberarci? Quali sono le gabbie mentali in cui siamo rinchiusi e ci rinchiudiamo? Cosa facciamo per romperle? Kento lo fa attraverso il rap, ed è ciò che cerca di trasmettere, insegnando come si scrivono strofe, barre e punchline .
https://www.youtube.com/watch?v=nJ1q75GDLCc
Un altro aspetto centrale che emerge nel dialogo con i ragazzi di Bluradevù è che il carcere è un punto bianco sulle nostre mappe cognitive: è considerato estraneo alla società tanto quanto i detenuti sono considerati alterità. «Il carcere minorile è uno degli specchi più realistici del classismo. Ci finisce solo chi non ha una famiglia ed una casa, chi non ha dimestichezza con la lingua e ha condizioni economiche, culturali e sociali sfavorevoli».
Per questa ragione è importante dare visibilità ad una realtà che è conosciuta solo attraverso (pochi) racconti cinematografici fiabeschi o report specialistici dal linguaggio tecnico. Barre , l’ultimo libro di Kento, nasce proprio come replica ad un vuoto di rappresentazione . Per fornire un’informazione che sia sincera e accessibile al grande pubblico, aldilà delle finzioni romanzesche, dei pietismi e dei tecnicismi.
Parlando di reinserimento sociale Kento invita i ragazzi e il pubblico a chiedersi se il concetto di stesso di reinserimento sociale sia corretto: se i ragazzi minorenni sono mai stati parte del nostro tessuto sociale la responsabilità non è del carcere, è collettiva. Quello di cui si può occupare il musicista è fornire lo strumento per esprimersi, per librare la creatività, la rabbia e la frustrazione: il rap.