06 | 09 | 2024

Case per tutti?

Gaia Redaelli e Giordana Ferri sui possibili futuri dell'abitare

Le manifestazioni, gli accampamenti fuori dalle università, i graffiti sui muri delle grandi città: il problema del diritto alla casa sembra essere sempre più urgente.

È un problema che riguarda i giovani, neolaureati e studenti, ma anche tutte quelle altre persone che hanno un reddito troppo alto per vedersi assegnato un alloggio pubblico, ma troppo basso per entrare nel mercato immobiliare.

Secondo Gaia Redaelli (responsabile del progetto PAX a Cordova) e Giordana Ferri (direttrice della Fondazione Housing Sociale) dobbiamo rivedere i nostri modelli abitativi perché si accordino meglio con i nuovi ritmi delle nostre vite. La casa non è più un fine, qualcosa per cui impegnarsi e a cui legarsi a lungo termine, ma un mezzo: permette di lavorare o studiare in una città conservando la libertà di spostarsi se ce n’è bisogno. Per lo stesso motivo servirebbe spostare il focus del mercato immobiliare dalla proprietà alla locazione, incentivando gli affitti più che gli acquisti.

Non si parla solo di diritto alla casa ma di diritto alla città, tutta, non di centri storici riservati a super ricchi, uffici e turisti contro periferie e quartieri popolari come scelta obbligata per le classi medio-basse. Come fare? Redaelli porta ad esempio il lavoro dell'associazione PAX da lei fondata che a Cordova si occupa di aiutare famiglie a formare cooperative e acquistare le tradizionali case con patio del centro storico, strappandole così alla turistificazione selvaggia per cui sarebbero prede perfette. Quali sono i vantaggi di costituirsi come cooperative? Visto che la casa è di tutti ma non è di nessuno, non c'è il rischio di essere buttati fuori non appena qualcuno si offre di acquistarla: un investimento piuttosto sicuro.

Per quanto riguarda l'Italia, secondo Ferri, servirebbe una maggiore coordinazione e collaborazione tra istituzioni, cooperative e privati. Forme ibride di social housing (ad esempio: lo Stato acquista uno stabile e una cooperativa lo gestisce, prendendosi buona parte dei costi e dei rischi), molto in voga in altri Paesi europei, potrebbero essere la chiave per riuscire a muoversi con successo in un mondo che cambia sempre più rapidamente. La chiave, insomma, potrebbe essere l'unione di norme precise (che andrebbero aggiornate) e organizzazioni flessibili e dinamiche.

Ferri chiude, forse con una punta di amarezza, dicendo che servono fondi, sì, ma servono anche i progetti: quando i soldi arrivano bisogna farsi trovare pronti, avere in mano proposte concrete che vadano oltre la ristrutturazione delle case popolari che già esistono nelle periferie. Sono progetti a lungo e lunghissimo termine che sembrano assurdi in un mondo pieno di incertezza, ma è fondamentale ritrovare una certa lungimiranza per poter cambiare davvero le cose.