Un animale selvaggio (La nave di Teseo, 2024) è il nuovo libro di Joël Dicker presentato con Alessia Gazzola. Dicker rivela: «Nutro la speranza di riuscire a scrivere libri…più brevi», dato che anche questa sua ultima uscita conta 448 pagine, più corta sicuramente dei suoi precedenti libri, tutti intorno alle 6/700 pagine (La verità sul caso Harry Quebert ne conta 784).
L’opera di Dicker è fitta di eventi, sconvolgimenti e intrecci.
Al principio della narrazione si viene catapultati dentro una famosa gioielleria del centro di Ginevra, in cui sta avvenendo una rapina. Grazie ad uno dei salti temporali che hanno reso celebre lo scrittore, ci ritroviamo venti giorni prima in una casa sul lago di una coppia elegante, glamour e quasi perfetta allo sguardo di esterni: i Braun. Qui si sta per festeggiare il quarantesimo compleanno di Sophie. Sono felici e spensierati, finché non suscitano l'ossessione di Greg e Karin, una coppia di loro conoscenza: Greg, un poliziotto, inizia a scavare nella vita di Arpad e minaccia di rivelare i suoi segreti più reconditi. Questo si preannunciava come un compleanno come tutti gli altri, se non fosse che alla festa di Sophie si presenta un uomo misterioso con un regalo che incrina la loro vita e l'immagine “perfetta”.
Gazzola, per evitare spoiler, si limita a questa introduzione spazio-temporale. Ma tanto basta per far nascere l'interesse nel lettore. L’autore coinvolge il pubblico in un gioco, narrando di una scena semplice con pochi dettagli: una coppia fa jogging sul lungomare e trova un pacchetto sul percorso. Dicker non specifica né il genere né l’età e corporatura, né il luogo preciso dove la coppia sta facendo jogging, o la forma del pacchetto: eppure ciascuno nella platea degli ascoltatori si è immaginato la scena in un mondo preciso, probabilmente molto diverso dal suo vicino.
Dicker pone in evidenza il fatto che «l’istinto è uno strumento straordinario» per creare la suspance, di cui è maestro riconosciuto. Per lo scrittore, l’istinto può fare due cose: rispondere a una paura oppure essere sintomo di una reticenza. Per lui, l’istinto è una specie di animale selvaggio che vive dentro di noi e ci guida, ma di cui non siamo capaci né di farci carico, né di prenderne responsabilità poi anche delle conseguenze di esso. In genere «secondo me, se l’istinto c’è, va seguito».
Al centro dell’opera, Dicker pone una domanda particolare, che sembra quasi fuori luogo in un romanzo prettamente di taglio thriller: «Che cos’è l’amore?». Dopo anni insieme, come si può essere certi che l’altra persona riesca ancora ad amarci? E noi a ricambiare quello stesso sentimento, anche in luce di scoperte riguardanti il passato dell’altro? Lui risponde con questo romanzo, permettendo ai suoi personaggi di affermare in sua vece: «Sono pronto ad accettare me stesso e ad essere amato». Citando William Faulkner, Gazzola aggiunge: «Il passato non è mai morto, anzi non è nemmeno passato» e Dicker amplia l’argomento, dichiarando che secondo lui il presente non è mai granché interessante in confronto al futuro, sinonimo di speranza, o al passato, sinonimo di ispirazione.
Pur essendo i suoi libri molto amati dai lettori, lui afferma che alla fine sente, una volta terminata la scrittura di un libro, di non esser riuscito a fare qualcosa che intendeva fare in quel romanzo e quindi di doverlo fare nel libro successivo, e così per ogni libro che lui abbia scritto, tra cui Gli ultimi giorni dei nostri padri (2012), la trilogia dedicata a Marcus Goldman (La verità sul caso Harry Quebert del 2013, Il libro dei Baltimore del 2016, Il caso Alaska Sanders del 2022), La scomparsa di Stephanie Mailer (2018), L’enigma della camera 622 (2020) fino alla nuova uscita di quest’anno.