Quest’anno il pubblico del Festivaletteratura si è trovato di fronte a una commemorazione inaspettata: nel nostro 2024 ricorre il cinquantennio dalla prima pubblicazione di Dungeons&Dragons, risalente all’ormai lontano 1974. Ma di cosa si tratta? E cosa ci fa al Festivaletteratura? Non era roba per nerd incalliti, di quelli che non fanno altro se non starsene svegli in gruppo tutta la notte, persi tra cartoni vuoti di pizze di dubbia qualità, T-Shirt di anime anni Novanta, e tante, troppe bottiglie di Pepsi alla fragola?
Innanzitutto, cos’è D&D? Proviamo a spiegarlo in breve. Dungeons&Dragons è un gioco di ruolo fantasy inventato nel 1974 nel Midwest degli Stati Uniti da Gary Gygax e Dave Arneson, due appassionati di wargame da tavolo dotati di miniature. In pratica, si tratta di un gioco da tavolo per lo più ambientato in un universo fantastico medievaleggiante in cui i giocatori, guidati da un narratore chiamato "Dungeon master" incarnano un personaggio a loro scelta, facendogli dire e fare ciò che vogliono, nella più totale libertà, come se si trovassero nei suoi panni: non esistendo (o quasi) una plancia, l’immaginazione, la creatività sono gli unici veri limiti. Si può scegliere tra diverse razze (umano, elfo, nano, orco...) e classi (guerriero, mago, ladro, bardo, druido…). Tipicamente il master conduce i personaggi attraverso avventure di ogni tipo, fatte di duri combattimenti e approfonditi dialoghi, tra città sovraffollate, foreste, montagne, paludi, castelli diroccati e, appunto, dungeons. Talvolta può capitare anche di incappare in qualche dragon. Se sia bene o un male… be’, dipende. Lo strumento principale per giocare è un set di dadi (da 4, 6, 8, 10, 12 e 20 facce) con cui si determinano gli esiti delle azioni e degli attacchi dei personaggi. Da quando fu creato, il gioco ebbe da subito un successo clamoroso e continua a evolvere e migliorare ancora oggi, quando è arrivato alla quinta edizione.
E cosa c’entra con un festival di letteratura? In verità, molto più di quanto sembri. Il gioco è uno degli eredi più influenti del grande universo del fantasy, una categoria relativamente recente che ha radici e precursori molto antichi. Gli elementi di magia, mistero e avventura sono infatti presenti fin dall’antichità nella letteratura e nella tradizione mitica europea (basti pensare solamente all’Odissea), e acquisiscono un ruolo centrale nei secoli medievali: fra tutti, nelle fiabe e nei racconti popolari, nelle saghe norrene e nella letteratura cavalleresca. In seguito il Romanticismo inglese riprende questi elementi dando loro impulso in un genere nuovo, il romanzo gotico, che per la prima volta tra Sette e Ottocento introduce le atmosfere di un medioevo cupo e tenebroso, pieno di castelli diroccati, spiriti inquieti e misteri da risolvere. Così, si sviluppa pian piano il fantasy moderno: un racconto dove la magia e il soprannaturale sono riconosciuti come fantastici, non intrecciati alla nostra realtà, e frutto di un’opera di finzione plasmata da un autore definito.
Il primo romanzo fantasy riconosciuto come tale è Phantastes dello scozzese George MacDonald (1858). Da lì in avanti il torrente si fa fiume e poi cascata con H. P. Lovecraft (ciclo di Cthulhu), R. E. Howard (Conan il barbaro) e C. S. Lewis (Le cronache di Narnia), ma la vera rivoluzione avviene con J. R. R. Tolkien, autore de Lo Hobbit e del Il signore degli anelli (pubblicato nel 1955). L’impatto di questo libro, prima in Gran Bretagna e poi negli Stati Uniti, è tale da rendere il fantasy un genere sempre più mainstream, arrivando a dare origine in tempi recenti, anche grazie a uno stuolo di “imitatori”, a un’enorme quantità di prodotti culturali diversi, come la celeberrima trilogia cinematografica di Peter Jackson, altrettanto applaudite serie tv, e… anche il nostro D&D.
In realtà, gli autori di Dungeons&Dragons dichiarano di non essersi ispirati nello specifico a Tolkien per la loro creazione, nata sulla base dei giochi strategici di guerra: è indubbio, comunque, che il retroterra culturale e letterario di questo gioco vada ben oltre la semplice ricerca di un’evasione momentanea qualsiasi. Lo stesso D&D ha di per sé stesso creato nuovi filoni ludico-letterari: all’ombra del suo marchio sono nate ambientazioni e mondi specifici che hanno portato con sé innumerevoli serie di racconti e romanzi (come non pensare per esempio alla saga di Elminster di Ed Greenwood o a quella di Drizzt Do'Urden di R. A. Salvatore?), ma anche fumetti, altri giochi di ruolo, videogiochi (Neverwinter Nights e Baldur’s Gate, solo per citarne un paio tra i più noti) e film per il grande schermo (recentissimo è Dungeons & Dragons - L’onore dei ladri, comparso nelle sale nel marzo 2023).
Ci troviamo insomma di fronte a molto più che un semplice gioco da tavolo dall'alta capacità alienante per i giocatori: oltre che fungere da potente stimolatore di creatività e fantasia individuale, è infatti un vero e proprio universo culturale che si colloca nel mezzo di una ricca tradizione che ha influenzato (ed è destinata a influenzare ancora a lungo) il panorama del nostro mondo. E speriamo che, grazie a questo anniversario, il nostro Festival diventi per tutti l’occasione per scoprirlo o apprezzarlo ancora di più.