07 | 09 | 2025

Esclusi e invisibili

Persone detenute e migranti come testimoni dell'azione del potere

Che siano linee immaginarie disegnate su un atlante o muri di cemento, i confini hanno un effetto tangibile sulla vita delle persone che ne stanno al di là.

Le cicatrici di Ulisse di Lorenzo Alunni e Prison lives matter di Francesca Cerbini hanno infatti molto in comune, sebbene raccontino storie diverse. I due antropologi sviscerano il tema insieme a Verdiana Benatti. Nel primo caso l’autore analizza la gestione dell’accoglienza delle persone migranti nell’hotspot di Lampedusa, nel secondo la ricerca è condotta verso il mondo del carcere e il modo in cui questo si inserisce all’interno la società.

Per svolgere questo tipo di ricerca etnografica Alunni e Cerbini si sono basati sulle testimonianze dei diretti interessati, soggettività le cui parole vengono spesso considerate poco credibili. Dare valore e visibilità alle voci delle persone detenute o migranti significa ribaltare quella che Cerbini definisce 'gerarchia della credibilità', in cui l’autorità sta all’apice e ha la possibilità di decidere quale narrazione è veritiera e attendibile e quale è invece ingannevole e indegna di attenzione. Costruire una gerarchia della credibilità è il primo passo per impedire ad alcune istanze di venire a galla, è uno schema che ogni tipo di potere mette in atto col fine di autopreservarsi. Così, le parole delle persone migranti, detenute o donne perdono valore, perché essi sono ignoranti, manipolatori, isteriche.

In questo modo la società può escludere alcuni suoi membri e relegarli ai margini. Il margine è il luogo a cui si possono sempre voltare le spalle, a cui non si è costretti a rivolgersi e in cui quindi il potere può agire senza la necessità di rendere conto ad altri.

Ciò è tanto vero per il carcere quanto per le frontiere. La narrazione che viene perpetrata nei confronti di entrambi i fenomeni è di tipo emergenziale. Si parla di emergenza migratoria, ad esempio, come se non fosse da trent’anni che navi sbarcano sulle coste italiane. Descrivere gli eventi legati a questi temi solo come imprevisti è però una scelta politica, che permette di rendere i soggetti coinvolti nelle questioni ancora più esclusi.

L’esclusione, comunque, agisce su corpi che storicamente sono stati messi in secondo piano, come quelli razzializzati: nel 2024 la popolazione straniera all’interno dell’istituzione totale raggiungeva la quota del 31,3%. Diventa allora evidente il nesso tra questione migratoria e carceraria e non sorprende che la risposta dei governi europei ai flussi migratori comprenda una chiusura dei confini e l’istituzione di centri di detenzione (i cosiddetti Centri per il rimpatrio).

I luoghi in cui il potere (che abbia natura governativa o meno) decide di confinare alcuni membri della società dicono molto più sulla natura del primo che dei secondi. Le caratteristiche dell’istituzione totale raccontano quali sono le fondamenta di un’autorità e quindi le regole su cui si basa una società, non la statura morale di coloro che commettono reati.

Lo stesso concetto di 'legale' non è che una rappresentazione del mondo così come viene definito dall’apice della gerarchia. Il confine tra legale e illegale è però molto labile. Le carceri, ad esempio, in cui si pensa debba dominare la disciplina e la legalità, vengono governate da regole decise dai reclusi.