03 | 09 | 2025

Esiste un'alternativa sostenibile al Capitalismo?

L’economista Stefano Zamagni dialoga con Alessio Malcevschi sulla crisi dell’era moderna

«Se senti dolore sei vivo. Se senti il dolore dell'altro sei umano». Questa citazione di Lev Tolstoj ha più a che fare con l’economia di quanto si creda. Ma andiamo per gradi.

Sappiamo di vivere in un’epoca complessa e incerta su tanti versanti: economico, sociale, politico, ambientale. Si parla di policrisi, ma la crisi altro non è che una transizione, non è qualcosa di negativo. Quello che dobbiamo fare è gestire al meglio il cambiamento. I ragionamenti dell’economista Stefano Zamagni scorrono limpidi, rinfrescando le menti di tutti i presenti. Essere in crisi equivale a trovarsi nel mezzo di un fiume: da una parte c’è la sponda che si è conosciuta per una vita intera, mentre dall’altra appare quella nuova.

La Storia è stata un teatro di crisi, basta citare la transizione dalla società medievale a quella moderna. E adesso? Stiamo abbandonando la sponda della modernità per affacciarci alla postmodernità. «Da cosa si origina questa situazione?» incalza il docente universitario Alessio Malcevschi. Tutto ha origine una quarantina d’anni fa. Il primo fattore è l’avvento della globalizzazione, da non confondere con l’internazionalizzazione. Prima, oggetto di transazione erano le merci, con la globalizzazione diventa tutto, anche le persone stesse (i.e. delocalizzazione del lavoro, mercato degli organi). Il secondo punto è la rivoluzione del digitale. La tecnologia finora ha sempre migliorato le performance delle persone: l’autovettura permette di raggiungere posti lontani, le calcolatrici ci aiutano nei calcoli complessi. La famigerata Intelligenza Artificiale farà qualcosa di diverso, andando piano piano a sostituire le capacità delle persone, mettendo in disparte l’umano che c’è in noi. Terzo fattore è la fine della Guerra Fredda. È paradossale: durante quel periodo non ci sono state guerre, ma appena è terminato, hanno iniziato a brulicare. Ultimo, ma non meno importante, la crisi della democrazia come sistema politico. La politica è nata avendo come fine il bene comune; se non è più così, chiaramente siamo in mezzo a una crisi.

Quali sono le possibili reazioni a questa situazione? Il misoneismo non è una risposta. C’è chi è convinto che solo accelerando il processo di degenerazione si possa ottenere il superamento delle logiche attuali (vedasi accelerazionismo). Perchè le leggi dell’economia devono essere così lontane dalle leggi dell’etica? Se ai classici due poli di pubblico e privato si aggiunge un terzo elemento, la comunità, essa diventa molto più inclusiva. L’alternativa al Capitalismo si chiama Economia civile. Attraverso forum deliberativi, i cittadini saranno chiamati sempre ad esprimere il loro parere, non solo durante le elezioni.

Il fine dell’economia deve tornare ad essere la felicità, intesa come realizzazione del nostro potenziale di vita, e non la massimizzazione del profitto. Il profitto è sempre stato un mezzo, ma adesso - nel tempo dell’individualismo - è diventato il fine vero e proprio. L’economia di mercato capitalistica mira al bene totale, ovvero alla sommatoria dei livelli di benessere dei singoli. L’economia civile mira invece al bene comune, cioè la produttoria dei livelli di benessere dei singoli. Se il bene di qualcuno non può essere annullato nel primo caso, nel secondo caso basta anche solo una persona a non essere inclusa, che si annulla il benessere di tutti. Nessuno va lasciato indietro. Qualsiasi fattore moltiplicato per zero, sarà sempre uguale a zero.