Il dialogo su religione ed etica nell’Islam moderno parte dalla lettura del libro Etica islamica contemporanea (Carocci Editore, 2024) di Ignazio De Francesco, monaco e islamologo, insieme a Paola Caridi e Leila Belhadj Mohamed. Un volume in cui si trovano risposte forti ad una tematica particolarmente complessa che riguarda l’approccio dell’Islam alla modernità. De Francesco parte da Dossetti e dal suo apporto fondamentale per la stesura degli articoli 7 e 8 della Costituzione, soprattutto di quest'ultimo, in cui si afferma che tutte le religioni sono uguali davanti alla legge. Un approccio rivoluzionario, considerata l’Italia del 1947. È un superamento assoluto di ciò che vi fu in precedenza, e dovrebbe essere la luce guida di come ci dovremmo confrontare con le altre religioni, cosa che purtroppo non accade. Dossetti aveva una fede grande, ma proprio per questo riconosce che il mondo è fatto di diversi credi. La Costituzione è un ombrello la cui ombra dev'essere accessibile a tutti.
Il libro appare come un testo accademico e invece entra nella quotidianità e in tante sue complicate sfaccettature. Mette a nudo le contraddizioni della società islamica che deve affrontare la realtà e si trova in profonda difficoltà. Anche la nostra società ha contribuito ad aggiungere pregiudizi su pregiudizi, raccontando una storia parziale, spesso proveniente dall’epoca coloniale. I giornalisti stessi, Paola Caridi lo sottolinea, hanno molta responsabilità in questo. La parola Shari’a, per esempio, così abusata e comunque spesso adoperata in maniera erronea da parte dei nostri quotidiani, significa "strada", "la via che porta all’acqua". Proviamo a pensare a Gesù che dice «io sono la via, la verità, la vita». Il Tao è la via, le culture umane sono globali. E queste sono vie di comportamento. Nell’Islam, da una parte abbiamo un insieme di verità eterne, dall’altra abbiamo un complesso di norme, di comportamento. L’Islam è un comportamento, il livello fondamentale è questo. La norma viene da Dio, l’impianto giuridico della legge rivelata è così fondamentale. Gesù è diverso, porge grandi linee etiche, ma non fonda una shari’a; l’Islam invece sì, ed è lo spirito concreto di sottomissione a Dio. Partendo dai testi, il Corano e i Detti del Profeta, la giurisprudenza li attualizza e li rende validi ovunque. Ecco l’urto della modernità, i conseguenti problemi e gli inevitabili compromessi.
Leila Belhadj Mohamed parla quindi di Islam Web. Un esempio di globalizzazione, di utilizzo di un mezzo moderno per veicolare la fede. I musulmani nel mondo sono ovunque, relativamente pochi in medio oriente, spesso senza una guida, senza una comunità, senza una moschea (Milano, metropoli cosmopolita, per esempio non ha moschee). E allora ci si rivolge al web con domande e dubbi, ottenendo una risposta da studiosi e religiosi. L’accesso è molto fluido e la contraddizione già forte. Si veicolano anche idee di chiusura nei confronti della modernità utilizzando lo strumento principe dell’era moderna. Ecco, quindi, la vera sfida che porta al compromesso, fondamentale per la pace sociale. È un grande travaglio (simile anche per le altre religioni) che attraversa l’Islam. Occorre guardare questo patimento con affetto, poiché le trasformazioni sono irreversibili; pensare al territorio in modo inclusivo, facilitando l’integrazione reciproca. La tensione è forte tra la fedeltà ai testi e l’adeguamento alla città degli uomini che proseguono verso il futuro.
Si tratta di ripensare alle cose rispetto alle nuove sfide. Dal mutuo della casa (non è possibile chiedere i soldi a usura) ai problemi di genere (il corpo è un’opera di Dio e non può essere cambiata). Occorre riconoscere l’incontro tra teologia e tecnologia moderna. Così anche per altri problemi, come per il ruolo delle donne, per la loro autodeterminazione. E qui un grande aiuto arriva dal ruolo delle femministe islamiche che riescono a smontare anche legislazioni statali, le quali spesso non sono neanche direttamente legate alla religione, bensì sono vecchie tradizioni di clan ed etnie (come per i Talebani in Afghanistan) che sono state codificate. Un grosso compromesso arriva anche dall’utilizzare la possibilità di peccare nel privato, senza che la comunità lo sappia. Per l’Islam il giorno del giudizio è particolarmente pauroso. Saremo soli davanti a Dio, che vedrà nel segreto del nostro cuore. Questo è compensato dal giudizio su ciò che appare, e questo giudizio della comunità è basato solo su quello che un individuo manifesta. Se la comunità non ne è a conoscenza, rimane tutto solamente nel rapporto tra l'individuo e Dio.
L’inquisizione non esiste nell’Islam e i segreti del cuore li conosce solo Dio. Tutte queste sono sfide della modernità, non l’integralismo, che rimane ideologia di suprematismo dell’uomo sull’uomo, senza nessun legame con le religioni. E l’unico modo per combattere la radicalizzazione, per favorire l’integrazione, rimane la conoscenza, il sapere, la lettura, lo studio della realtà. Superando la semplificazione, gli slogan, e approfondendo i problemi e le complessità; rendendoci conto che il mondo è molto più grande e vario. Avvicinarsi agli altri, liberandoci dai pregiudizi, arrivando ai legami che scorrono tra le persone, tra le religioni. La diffusione della conoscenza è davvero vitale.
22gio 05 11:00Basilica Palatina di Santa Barbara