Piccolo paese, io ti conosco. E poi me ne vado, pare suggerire Tommaso Melilli – cuoco e scrittore, il cui libro I conti con l’oste (Einaudi) è uscito nelle librerie appena prima del lockdown. Perché lui effettivamente se ne è andato dal suo piccolo paese, da Cremona, da quel posto «dove ci si rassegna alla noia come ci si rassegna alla nebbia o alla pioggia» per raggiungere Parigi dapprima per fini di studio e in seguito per stabilirvisi come cuoco e oste.
Roberto Camurri – autore di A misura d’uomo (2018) e Il nome della madre (2020) - si situa più o meno sulla stessa lunghezza d’onda di Melilli: anche lui ha il suo piccolo paese, Fabbrico, in cui è nato e cresciuto e che poi ha abbandonato per stabilirsi a Parma.
https://www.criticaletteraria.org/2018/02/roberto-camurri-intervista.html
Questa esperienza di vita comune ha fatto sì che, attraverso la mediazione di Simonetta Bitasi , si creasse un evento con un’alchimia particolare, una ricetta basata su una combinazione ardita di ingredienti col fine ultimo di spaziare attorno al tema della provincia e delle dinamiche che intercorrono tra essa e le persone .
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Si è inevitabilmente passati attraverso la cultura gastronomica che la figura ibrida di Melilli porta con sé, con le immagini romantiche e ingiallite delle vecchie trattorie italiane gestite da improbabili titolari. Sono stati tirati in ballo i modelli, i maestri, i padri della formazione dei due autori, da Guccini a Bruce Springsteen per Camurri, ai cuochi con cui Melilli si è confrontato durante le sue esperienze nelle cucine; si è parlato della triade “territorio, tradizione e innovazione”, di finta autenticità e di segnali di qualità. Il tutto come si fosse seduti al bar - magari nel bar di Parma dove Camurri si sente a casa - oppure al tavolo di una vecchia osteria italiana, una di quelle con le tovaglie a quadretti.
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