Nell’attraversare un qualsiasi spazio ogni corpo è soggetto a degli sguardi, carichi di aspettative o pregiudizi che finiscono per influenzare anche il proprio punto di vista. Le autrici Grace Fainelli e Naomi Abe raccontano il ruolo che lo sguardo altrui ha svolto sul loro vissuto, accomunato dall’essere figlie di coppie miste.
Scindere il proprio punto di vista da quello esterno è indubbiamente difficile, ma è proprio con la consapevolezza di questa difficoltà che si può iniziare un percorso di accettazione di sé. Per farlo è inoltre fondamentale comprendere come ogni punto di vista sia il frutto di un posizionamento sociale. Riconoscere il posto che un soggetto occupa all’interno della società permette di interpretare anche il suo sguardo sul mondo e su sé stesso.
In quanto donne razzializzate, le autrici si sono fin da subito confrontate con le aspettative di una società che ricordava loro di essere diverse, fuori posto, estranee. La biculturalità delle proprie famiglie ha creato una doppia difficoltà data dall’impossibilità di riconoscersi completamente in uno dei due mondi di provenienza dei genitori. I sentimenti di vergogna e inadeguatezza conducono spesso alla volontà di cambiare il proprio aspetto: basti pensare alla diffusione in molti Paesi africani di creme sbiancanti per la pelle o ai trattamenti liscianti per capelli.
Talvolta, invece, le persone appartenenti a categorie marginalizzate finiscono per riprodurre i comportamenti che vengono loro associati, nel tentativo di incontrare le aspettative della classe dominante.
Con l’altro che spesso si presenta come generalizzato, indefinito, è possibile però instaurare un contatto, una contaminazione. La contaminazione, spesso intesa con un’accezione negativa, è invece un punto di forza, fonte di ricchezza ed è proprio con la ripetizione di essa che si arriva a un cambiamento a livello di società tutta. Le società odierne sono, in realtà, già contaminate e la sfida del presente è mettere in luce queste contaminazioni, raccontarle senza strumentalizzazioni, in modo da creare uno sguardo che possa essere plurale e non unidimensionale.
La lingua è la prima testimone della mentalità di una società e le parole usate, così come i gesti, contribuiscono a plasmare le identità presenti o a crearne di nuove. A questo proposito Grace Fainelli evidenzia come non esista una parola non offensiva per definire i figli di coppie miste (sì, la parola “mulatto” ha una connotazione negativa ed è preferibile non usarla) e come questo possa creare disagio alle persone interessate.
L’errore da non commettere è quello di vedere il sistema e la narrazione come un qualcosa di immobile e immutabile. La realtà può cambiare, spesso proprio grazie al linguaggio e alla letteratura, mezzi di rappresentazione potenti. Il tema della rappresentazione, caro ad entrambi le autrici, è stato il motivo che ha spinto Noemi Abe a concepire come protagonista del suo romanzo Damè. Non si fa una donna di origini italiane e giapponesi.
Negli ultimi anni si assiste ad una scoperta di punti di vista che sono stati per anni invisibilizzati e, come sempre accade, nel momento in cui sorgono spinte innovative e progressiste, tornano in auge sentimenti conservatori che mirano a bloccare il processo di contaminazione. Tocca allora al singolo cercare di mettere in dubbio lo sguardo dominante e spingersi fino a trovarne di nuovi.