Il Diavolo e Dio possono esistere anche oltre gli antipodi in cui la cultura cristiana da sempre li posiziona. È questa la tesi di Giovanni Papini, autore tra i più raffinati e dirompenti del Novecento, escluso dal canone letterario classico a causa del suo posizionamento politico e culturale scomodo. Così Luca Scarlini,scrittore e drammaturgo che condivide con Papini la città natale (Firenze, da lui definita come «città chiave del disagio religioso»), introduce le vicende umane e letterarie di un autore che ai suoi tempi fu estremista ma incollocabile, riflettendo sull’importanza della complessità.
Influenzata nel 1921 da una profonda conversione religiosa, la carriera letteraria di Papini è segnata dalla pubblicazione de Il Diavolo, nel 1953, per Vallecchi Editore. Rifiutando le tesi dei teologi e del mondo cattolico, Papini costruisce la figura di un Diavolo sofferente e melancolico (a cui successivamente si ispirerà John Milton per costruire l’idea del diavolo in Paradiso perduto) distaccandosi dalla configurazione classica del demoniaco e sostenendo dunque che, in quanto essere sofferente, anche il Diavolo meriti il perdono di Dio. Avanzando la tesi che la redenzione del maligno sia necessaria in ogni fede, e che il diavolo debba essere quindi accettato, Papini non solo rimette in discussione l’intero concetto cristiano della lotta tra bene e male, ma fa tremare la stampa cattolica dell’epoca incuriosendo invece la sinistra e in special modo i comunisti, che iniziano a considerare Il Diavolo una lettura complessa ma necessaria.
Sebbene quelli antecedenti alla pubblicazione del libro di Papini siano anni, spiega Scarlini, in cui non è raro incontrare opere letterarie che abbiano al centro il demoniaco (ricorda in particolare i Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese e Il cielo e la terra di Carlo Coccioli, oltre che le opere di poetiche di Leopardi e l'evidente fallimento del tentativo poetico di Carducci nel descrivere Satana) quella di Papini è la prima volta in cui a scrivere del Diavolo è un fervente cristiano, sovvertendo così un ordine e creando una convergenza, anche nel panorama culturale, tra bene e male.
L’intervento preciso e appassionato di Scarlini su Il Diavolo (riedito nel 2023 da Edizioni Clichy) dà la possibilità di riscoprire, attraverso la sua opera più controversa, la voce di uno scrittore ammirato, tra gli altri, da Jorge Luis Borges, che lo inserì nella Biblioteca di Babele e da Tommaso Landolfi, che lo considerava autore di uno dei capolavori della letteratura italiana. La vita di Giovanni Papini e le ripercussioni politiche, sociali e intellettuali che hanno fatto seguito alla pubblicazione de Il Diavolo sono, oltre che un’importante (ri)scoperta di una figura fondamentale del canone letterario novecentesco, un’occasione per riflettere su come l’intelletto, la fede, l’umanità e la politica possano coesistere in modi inaspettati.