05 | 09 | 2025

Giovedì dj-set

Nostalgia alla Belissimo in Piazza Alberti

Alle dieci e mezza di sera sono arrivati gli alieni in Piazza Alberti. O, quantomeno, le luci blu e il primo pezzo scelto dal polistrumentista e producer Bruno Belissimo portano in questa direzione. Intanto i ragazzi del Blurandevù appena finito si disperdono e l’autore che hanno intervistato finisce l’ultimo dei firmacopie. Per firmare si fa luce con la torcia del telefono.

Belissimo l’aveva promesso che trattava solo brani oscuri o quasi: l’aveva detto all’accento delle 19:00 con Marta Bacigalupo, L’Italia sul dancefloor, di non andare matto per i primi in classifica e avere piuttosto il gusto per il pezzo che non trovi su Shazam.

E in effetti i suoi brani resistono quasi tutti a Shazam. Ci si ritrova, se si vuole avere speranza di ritrovarli, a scrivere tutte le parole che si capiscono come query di un motore di ricerca. E capita che non funzioni neanche quello. Cerchi «io non ci riesco / a trattenermi / dal desiderio / di rivederti», il risultato più utile che trovi è il link a un centro di aiuto psicologico. Aveva promesso un suo cavallo di battaglia, una certa With me di tali Saloon: difficile capire se abbia mantenuto la parola. Trovarsi in questa difficoltà nell’era dello streaming ha qualcosa di confortante: parla di un modo diverso di ricercare e selezionare la musica, di una curiosità diversa, di una cultura che richiede tempo e passione.

La voce del recentemente scomparso Pino d’Angiò, in Una notte da impazzire, è riconoscibile anche per i giovani e profani: quantomeno grazie a Sanremo. Così come, in Lunedì cinema, il tocco di un Lucio Dalla meno noto. Un ennesimo omaggio alla cinematografia di un’altra epoca, da parte del figlio cresciuto nel videonoleggio di Toronto di un regista amatoriale.

All’inizio ballano i bambini. E qualche vip: qualcuno giura di aver visto Camila Sosa Villada vorticare con uno scialle rosso in mezzo a personaggi dell’editoria nazionale. Uno dei miracoli del Festival, uno dei tanti.

La serata parte e Belissimo è vestito di nero: contrastano il badge verde da ospite e il cappellino bianco. Lui si diverte, e dopo qualche pezzo si divertono tutti. Si ballano suoi brani come il Bruno Boogie Guest Mix o Malocchio, o altri che non è semplice individuare. La qualità dell’operazione è alta, e si percepisce pure mentre si balla coi bicchieri in mano.

Tutto ha un carattere chiaramente citazionista, ma è difficile dire citazionista di cosa. Tutto concorre a creare un’atmosfera distintamente early eighties.

Anche di questo Belissimo ha parlato in tenda Sordello qualche ora fa, per tutti coloro che avevano voglia di contestualizzare prima di ballare. Non c’è solo la nostalgia – ancora! – dell’edonismo e del benessere di un’epoca così diversa dalla nostra, ma anche quella di una cultura del clubbing che oggi è boccheggiante, in un’epoca più salutista, forse in qualche modo più asettica.

Stasera in Piazza Alberti intanto si balla lo stesso, cambiamento culturale o non cambiamento culturale. Alla fine, inevitabile fra gli applausi è il coro «Sei belissimo!» (sic): un momento mainstream, ma abbastanza inossidabile.