07 | 09 | 2024

Il corpo degli altri

Alec Trenta, Greta Olivo e tutti noi.

Il dialogo tra Greta Olivo e Alec Trenta ha un potere contagioso sulla giovane platea.

Il tema del corpo e dell’esigenza di riscattarlo da una narrazione poco libera è attuale e presente nella Generazione Z, che non si sottrae, ma si emancipa urlando che il “mio corpo è il mio soltanto”. Spilli è l’esordio di Greta Olivo (Einaudi, 2024) ed è la coraggiosa testimonianza di una ragazza romana che affronta una malattia - la retinite pigmentosa- che potrebbe condannarla alla cecità. E il corpo si modifica sotto lo sguardo di una miopia già forte, come quella che gestisce dalla nascita. Se a questo si aggiunge lo sguardo nitido e severo di chi giudica, tutto si complica. «Sono sbagliata anche solo perché i miei occhiali sono enormi. E sarà impossibile nasconderli». È come se l'unico strumento in grado di farle vedere meglio la condanni a riconoscere non solo il mondo e le sue bellezze, ma anche lo sguardo stranito degli altri e tutte le imperfezioni del suo corpo: scomodo scafandro imperfetto. La platea si arma di microfono: ognuno è libero di raccontare le proprie esperienze, custodite dal chiostro del Museo Diocesano di Mantova. Tutte simili e ognuna diversa: le gambe, la schiena, la pelle nera, l’acne giovanile, il pelo. E il sesso. I genitali e i caratteri secondari.

«Avevo delle belle tette, mi disse una ragazza in spiaggia. Lì capii». Inizia così l’intervento di Alec Trenta, autore del fumetto Barba. Storia di come sono nato due volte (Laterza, 2022). Raccontando il suo percorso di «affermazione di genere», in opposizione al più diffuso "cambio di genere", emerge quanto il corpo abbia il potere di essere invisibile se non lo vogliamo guardare. Può essere anche solo «un mezzo di trasporto per la testa e il pensiero, per anni è stato così». Difficile affermare di non avere una memoria del proprio corpo. «Non so come fosse il mio corpo prima» aggiunge. Non ci si ricorda delle cose che non ci appartengono davvero, forse. E possedere qualcosa significa avere un legame con quella cosa. Nel caso del proprio corpo bisogna costruire e ristrutturare costantemente un legame con lui, il corpo, se si vuole poter dire quello che i ragazzi oggi chiedono: “il mio corpo è mio”. Alec Trenta, decide di provare a far coincidere, in una nuova forma, «ciò che siamo dentro con ciò che siamo fuori».

Colmare quell’incongruenza ha un prezzo: psicologico sì, ma anche sociale. C’è coraggio e un’insolita felicità nei loro sguardi. Quella di chi ha saputo passare attraverso a un periodo difficile, ma che, con la leggerezza e l’eleganza di chi ha vinto una battaglia, sorride.