05 | 09 | 2025

Il femminismo sinonimo di felicità: la rivoluzione di Carla Lonzi

«Autrice non è colei che produce un testo, ma è colei che richiama interlocuzioni inedite, slegandosi dalla produzione»

Carla Lonzi è una delle figure poliedriche che lavorano con la scrittura e con il pensiero femminile, è una critica dell’arte, scrittrice e poetessa. Secondo Linda Bertelli e Marta Equi Pierazzini, autrici del libro Rileggere Carla Lonzi, è proprio la parola «autrice» che permette di descrivere il personaggio di cui hanno raccontato il pensiero rivoluzionario, caratteristico della seconda ondata di femminismo in Italia.

Per arrivare al femminismo, l’autrice attraverserà il mondo della critica dell’arte lasciando un segno profondo. Fonda un modo di fare critica mai visto, utilizza la nuova tecnologia del registratore e cerca di trovare un modo paritario di dialogare con gli artisti. L’anomalia si evince dal titolo del suo più importante libro di critica artistica: Autoritratto. Qui non parla di se stessa, ma dell’artista, non chiedendosi cosa fosse l’arte ma facendosi domande sull’identità degli autori, con l’obiettivo di scovare le loro autenticità. «Autoritratto è un acquario, - disse anni dopo la pubblicazione - questi mostri marini vengono catturati e messi in mostra così che non facciano più paura». Spogliando la critica dai suoi elementi più classici, instaura un dialogo con gli artisti, a tratti fluido a tratti sconnesso, inserendo talvolta delle immagini di infanzia, avvicinando e demitizzando gli artisti.

Con la Lonzi si parla per la prima volta di autocoscienza femminile di cui parla nel suo manifesto Rivolta Femminile, pubblicato negli anni '70. Il movimento non nasce a seguito del manifesto, ma nasce nei mesi della sua stesura, partendo da Roma e Milano per diffondersi poi nelle maggiori città italiane. La sua scrittura «parte da un sé» con cui esprime le distanze rispetto a quello che gli altri si aspettano da lei, senza omologarsi, creando un linguaggio che la possa rispecchiare.

Tratto distintivo della Lonzi è sicuramente il dialogo che ripropone in tutte le sue produzioni. L’uso del registratore non aveva a che fare con l’immediatezza ma con il bisogno di ripercorrere le parole dette, come se avessero sempre altri strati. Era solita a registrare anche le conversazioni telefoniche con le amiche per non perdere mai il controllo di se stessa e le sue relazioni. Seguendo quindi le orme dell’autrice, Linda Bertelli e Marta Equi Pierazzini registrano una loro conversazione: mettersi così allo scoperto non è stato semplice, ma «spesso la difficoltà è la bussola per orientarsi».