05 | 09 | 2025

Il vuoto nei secoli

Breve storia di un concetto che non fa così paura

Guido Tonelli in questo evento ci porta in un viaggio attraverso la concezione del vuoto nella storia. Infatti, il pregiudizio odierno che correla al vuoto un significato negativo ha radici antiche, in particolare legate alla filosofia greca presocratica. La cultura greca aborriva lo zero a causa del suo comportamento ingestibile, in grado di inghiottire tutti i numeri che venissero moltiplicati per esso. In questo contesto, Parmenide afferma che “l’essere è e non può non essere, il non essere non è ed è necessario che non sia”. Democrito interrompe questa tendenza, deducendo con la logica che un ente non possa essere diviso all’infinito, altrimenti si trasformerebbe nel ni-ente; dunque, esiste una componente minima della materia, che chiama atomo. Perché questi atomi si possano muovere, è necessario ipotizzare l’esistenza del vuoto.

Questa idea fu bandita dal cattolicesimo, che la condannò fino al Rinascimento, dove venne riscoperta grazie a figure come Poggio Bracciolini. Ricompare poi nell’ambito scientifico con Galileo Galilei, che la utilizza per capire la legge della caduta dei gravi, i quali cadono a velocità uguale nel vuoto. Anche Newton ne fa uso, quando si accorge che la forza di gravità da lui scoperta spiega le leggi di Keplero, se i corpi si muovono nel vuoto. Questa scoperta svuota l’universo dell’etere, materiale del quale erano costituite le sfere celesti per Aristotele e per la Chiesa. Newton, inoltre, incontra delle difficoltà a spiegare il modo in cui la luce possa attraversare il vuoto; quindi, riprende il concetto di etere e lo trasforma in una vibrazione elettromagnetica che trasporta la luce nell’universo.

Einstein, successivamente, elimina l’etere con la teoria della relatività speciale e si chiede come possa la Terra essere a conoscenza della presenza della massa del Sole, che detta la sua orbita. La soluzione è ipotizzare che lo spazio-tempo sia deformato dalla massa del Sole, per cui la Terra segue solo la forma adottata dal tessuto spazio-temporale: dunque lo spazio-tempo è materiale, in quanto un concetto non può essere piegato. Un nuovo cambiamento avviene nella meccanica quantistica, che vede tutta la materia e le sue interazioni come onde e particelle contemporaneamente. Il numero zero viene visto come un non-numero, ma anche come il numero che contiene tutti gli altri. Se io, infatti, sommassi tutti i numeri, positivi e negativi, otterrei zero. Questo è vero per qualsiasi fenomeno: la somma di ogni onda sonora è il silenzio e la somma di ogni luce è il buio.

Da qui nasce il concetto di vuoto quantistico, ovvero lo stato in cui tutte le onde sono pari a zero. Il nostro universo, composto da cento miliardi di galassie, ha un’energia totale uguale a zero, perché lo spazio-tempo è uno stato materiale ed ha energia negativa. Dunque, la dicotomia vuoto/pieno va sciolta: è evidente che i due stati sono la stessa cosa; in questa occasione ognuno di noi è un elemento del vuoto che riflette su se stesso.