Che cos’è la musica? È da qui che Enrico Gabrielli, polistrumentista dei Calibro 35, è partito nel raccontare il suo lavoro come compositore di colonne sonore delle serie tv. «La musica - spiega - non è un linguaggio, ma può comunicare meglio di un testo». Non si limita ad una serie di note e accordi, è anche persone, luoghi, «arte dello spazio-tempo». Una composizione è efficace se funziona per il suo contesto, è bella se soddisfa la nostra continua ricerca di specchi. La bellezza della musica, definita «l’invenzione umana migliore», sta proprio nel poter toccare con mano un prodotto che riflette la condizione umana in quanto frutto esclusivo della mente umana.
Per entrare nel vivo del suo mestiere, Gabrielli ha invitato il pubblico a farsi sceneggiatore di una nuova serie tv fantasy inventata sul momento, Procopio, ambientata in una cinematografica Rovigo nel 1994. Per giungere alla filiera di produzione di una serie tv - reale o fittizia - e della sua colonna sonora, è necessario prima conoscerne a fondo la direzionalità: con una semplice tabella, il compositore ha spiegato in che verso leggere tutti i prodotti televisivi. Quando si parla di verticalità, il focus è rivolto ai singoli episodi, ai vari personaggi secondari e alle vicende circoscritte. L’orizzontalità, invece, pone l’attenzione su un personaggio o una vicenda prendendo in considerazione tutto l’arco della serie tv, dal primo all’ultimo episodio. La composizione della colonna sonora è un lavoro che spazia in tutte le direzioni, che copre a tappeto tutto l’arco della serie.
Nella gerarchia della produzione televisiva, il compositore rimane nascosto sotto produzione, registi, editoriale, montatori e molti altri. Eppure, senza una buona colonna sonora, il prodotto non funziona. Prima di arrivare alla composizione definitiva, i pezzi passano per tagli e modifiche sui giornalieri (le scene grezze), assemblaggi e smontaggi. «Vietato affezionarsi al proprio materiale», afferma Gabrielli. Spesso, i registi richiedono dei sound alike, delle colonne sonore su modello di altri pezzi - da Morricone a Bach. Il lungo iter di composizione però non cambia: a partire dalla lettura integrale della sceneggiatura, ai compositori è richiesto di partorire musiche preliminari - grezze finché scollegate dalle immagini - che rispecchino al meglio gli aggettivi e le references della moodboard, una disamina a parole di come ogni personaggio deve suonare. L’individuazione dello strumento caratterizzante per ogni personaggio è una scelta didascalica, evocativa.
Non sempre l’ispirazione per la giusta colonna sonora arriva subito. Gabrielli racconta che nel comporre brani per film e serie tv - come Blanca - spesso il pezzo portante viene triangolato dopo aver trovato quelli che caratterizzano i personaggi principali. La quadra migliore, con diplomazia e tanta pazienza, si trova sempre. «I musicisti sarebbero ottimi cineasti», aggiunge, tra le risa «fate diventare registi i musicisti e vedrete che il cinema migliora!».
Sotto il sole pomeridiano, armato di lavagna e gessi, Enrico Gabrielli ha offerto uno spaccato di un lavoro di nicchia, senza il quale la nostra esperienza mediatica non sarebbe la stessa. Uno degli ultimi lavori condotti con i Calibro 35 (di cui il pubblico ha potuto avere un assaggio), il remake di Sandokan, sarà mandato in onda in anteprima assoluta questo inverno - un’ulteriore prova della grandezza di questa arte. Perché «la musica può».