07 | 09 | 2024

La memoria è un campo di battaglia

Maaza Mengiste e Saba Anglana in dialogo su letteratura, memoria e resistenza femminile

La memoria è uno strumento portentoso che consegna a chi ne sa fare buon uso il dono di una voce impossibile da ignorare: che si tratti della memoria di un popolo intero, di una famiglia o di una sola persona poco importa. E due voci poderose sono anche quelle dell’attrice, cantante e scrittrice di origine somala Saba Anglana e quella della scrittrice etiope Maaza Mengiste, intervistate da Eloisa Morra, professoressa associata di letteratura italiana contemporanea presso la University of Toronto.

L’Africa orientale e il feroce colonialismo italiano sono i punti di partenza dell’incontro e contemporaneamente il contesto da cui si dipanano le storie raccontate sia ne Il re ombra di Mengiste (Einaudi, 2022) sia ne La signora meraviglia di Anglana (Sellerio, 2024), due romanzi che «si parlano» commenta in apertura Morra, che aggiunge: «Il valore di questi due romanzi risiede nella loro architettura complessa, nel grande lavoro di ricerca letteraria compiuto e soprattutto nella pluralità di voci femminili che li animano».

In entrambe le opere, infatti, le donne si riappropriano di una narrazione che da sempre le rende invisibili e le esclude, anche quando – come nel caso del romanzo di Mengiste – il loro contributo è essenziale per la liberazione di una intera nazione. «Le donne hanno un grandissimo talento nel seppellire il trauma nel non detto» ammette Anglana. Un silenzio che cancella l’enorme contributo apportato dalle donne alla società e che fa credere alle più giovani che la loro sia la prima generazione di donne a combattere per i propri diritti. Non è mai così.

«C’erano singole famiglie che erano a conoscenza del fatto che una nonna o una bisnonna, magari una zia - insomma: qualcuno - aveva effettivamente combattuto nella Resistenza Etiope, ma queste storie singole non acquisivano mai il valore o la risonanza dei fatti storici. [...] Gli uomini entravano dalla porta con una storia alle spalle, le donne – che pure avevano deciso di partire e fare le soldatesse – quando rientravano tornavano ad essere mogli e madri e molto spesso le loro vicende restavano sconosciute. Solo la cerchia femminile della famiglia le conosceva. Quindi all’inizio io conoscevo solo una o due vicende di donne impegnate nella lotta anticoloniale e grazie al lavoro di ricerca svolto per la stesura de Il Re Ombra ho scoperto che erano state migliaia» racconta Mengiste a una platea gremita.

Parlare di trauma e violenze ribaltando la prospettiva e riappropriandosi della narrazione corrisponde a «creare un ponte psichico fra passato e presente» spiega Anglana, che nel suo La signora Meraviglia unisce memoir e saga familiare, fra una Mogadiscio ammantata di magia e un’Italia in piena trasformazione. Scriverne, poi, è un vero e proprio atto di fiducia verso le parole e la letteratura.

Anche le immagini sono state importanti nella ricerca di entrambe le autrici: scavare intorno a quell’istante fissato per sempre, scoprendo, per esempio, «perché i soldati italiani inviati da Mussolini scegliessero di inquadrare proprio un soggetto piuttosto che un altro nelle foto che spedivano a casa», come nel caso de Il Re Ombra, o immedesimandosi in «quella nonna che abbraccia uno scudo etiope da guerra di fine Ottocento», immagine scelta per la copertina de La Signora Meraviglia.

La memoria è un campo di battaglia nel quale oggi noi possediamo più armi. Se non ci sforziamo di conoscere e di ricordare la Storia, però, questa rischia di andare perduta e il nostro sforzo di essere vano. Tutto questo vale anche per l’attualità. Basti pensare all’Ucraina, a Gaza, al Sudan e a tutti gli altri teatri di guerra. La memoria è un campo di battaglia e da questo campo di battaglia non dobbiamo sottrarci per non cancellare il ricordo di tutti coloro che hanno combattuto prima di noi. «Dobbiamo continuare a raccontarci, a scambiarci i nostri ricordi, su questo dobbiamo insistere oggi» conclude Mengiste, seguita da un lunghissimo applauso.

L'intervista di Maaza Mengiste con la redazione di Festivaletteratura

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