Grazie ad alcuni materiali messi a disposizione dalla Biblioteca Comunale Teresiana, la professoressa Maria Giuseppina Muzzarelli ha accompagnato gli spettatori in un percorso ricco di aneddoti dedicati alla moda tra il ’200 e il ’700.
Prendendo spunto da testi e ritratti, Muzzarelli ha descritto in maniera dettagliata la moda dell'epoca, con riferimenti a pubblicazioni come il Galateo overo de' costumi di Monsignor Giovanni Della Casa, il cui incipit è stato anche l'esordio dell'incontro:
«Con ciò sia cosa che tu incominci pur ora quel viaggio [...]».
La professoressa ha coinvolto il pubblico in un vero e proprio viaggio nella moda attraverso i secoli, ponendo in risalto alcune delle principali caratteristiche di ogni ritratto come esse distintive dell’epoca a cui appartenevano, sottolineando le differenze tra un secolo e il successivo o precedente.
Vi sono infatti due modi di intendere la moda: vestirsi in senso proprio, significato senza tempo e costante nei secoli, oppure di moda nel senso di modus, modo di vestirsi, che invece conosce un'importante evoluzione, dagli abiti da poco appariscenti e molto simili tra uomini e donne fino all’abbigliamento attillato e pieno di particolari del ‘700, tra corsetti, velluti e gioielli di ogni sorta.
Con il passare dei secoli si sviluppa l’idea di voler e dover esibire il corpo: vale soprattutto per le donne ma anche per gli uomini, con le loro calzamaglie sgargianti e cucite a pennello alle loro gambe e non solo.
Questo però avviene solo avanti nei secoli, poiché tra il’200 e il ‘300 vigevano ancora il forte controllo della Chiesa e il condizionamento della morale cristiana, dettando legge sull’abbigliamento e perfino la lunghezza degli abiti delle donne, sanzionando coloro colpevoli di eventuali violazioni.
Con la nascita della stampa l’importanza della moda ha avuto un decollo enorme su scala mondiale, dato che gli abiti di moda a Parigi erano conosciuti perfino a Londra grazie anche alle testate giornalistiche del periodo.
Altro testo presentato da Muzzarelli è stato Il libro del Cortegiano di Baldassarre Castiglione , pubblicato nel 1528, che illustra come gli uomini del Cinquecento parlassero di sé stessi e delle loro usanze. Secondo lei, questo libro è una sorta di vera e propria “mappa” da utilizzare per orientarsi nel mondo dell'epoca, descrivendo l’abbigliamento di uomini e donne in base all’epoca a cui appartenevano e al loro ceto sociale.
Una domanda che lei ha posto agli ascoltatori è stata: «Come ci si deve vestire per essere a posto?», un quesito altamente moderno, dato che anche l’essere umano dei giorni nostri, prima di andare ad un evento o ad un altro impegno di sorta, si preoccupa, tra le altre cose, di come appare agli altri.
Ed è proprio l’apparire il punto cardine della moda attraverso i secoli analizzati, se pensiamo che anche una donna come Eleonora di Toledo si fece raffigurare nel ritratto del Bronzino con una veste che non le apparteneva pur di apparire all’altezza del suo ceto e per fare “pubblicità” alla veste pregiata con cui era stato confezionato l’abito dai maestri di Firenze, influenzando, così come le influencer moderne con i loro follower, i membri delle corti italiane e non solo.
Un personaggio attento all'immagine di sé doveva innanzitutto curare l’estetica, e quindi l’abbigliamento. «Le produzioni italiane in fatto di moda hanno un valore enorme», commenta la professoressa.
Muzzarelli ha concluso l’incontro illustrando diversi altri ritratti di altolocati personaggi delle corti italiane dal ‘500 in poi, terminando infine con due frasi particolarmente interessanti: «Noi ci mettiamo quello che ci impone la moda. [...] La moda è una forza, ti domina».