11 | 09 | 2020

La porta dell’Inferno

Antonio Manzini e Daniele Mencarelli esplorano i “gironi infernali” della nostra realtà.

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La porta dell’Inferno non è altro che un luogo dove si abbandona la propria identità , un confine al di là del quale non vi è nulla se non perdizione . Ma la porta dell’Inferno può essere quella di un ospedale, di una prigione, di una centrale di polizia . Sono queste le “città dolenti” dei giorni nostri.

È questa la considerazione che ha accompagnato Daniele Mencarelli nella stesura di Tutto chiede salvezza . L’esperienza di un trattamento sanitario obbligatorio, presentata in chiave autobiografica, dà occasione al protagonista di concentrarsi sulla “geografia umana” che lo circonda all’interno dell’ ospedale psichiatrico , che comprende non solo i cinque compagni di stanza, ma anche infermieri e medici. Così, proprio venendo a conoscenza dell’intimità di queste figure, Daniele è in grado di comprendere come all’Inferno a soffrire non siano i “visitatori”, ma coloro che sono stati condannati a rimanervi in eterno : la “perduta gente” del romanzo è dunque fatta delle uniche persone definite “normali”, quelle che spesso sono persino invidiate.

«Sono le relazioni interpersonali a fare un romanzo, la volontà creatrice che vi è alla base non è quella dello scrittore», afferma dunque Antonio Manzini . «E il romanzo di Daniele ne è una prova. Il protagonista, il Daniele del passato, non riesce a trovare una mediazione tra il mondo e la propria natura, per capire, alla fine, che una mediazione non va nemmeno cercata . L’essere umano, insieme a tutte le sue opere, è destinato a sparire. La vita non ha un senso; ogni uomo gliene attribuisce uno per rispondere ad un innato desiderio di speranza. E l’unica cosa a cui possiamo aggrapparci sono le persone che sono intorno a noi».

Ma il vero problema si presenta quando quelle stesse persone sono ormai perdute, quando hanno valicato la porta dell’Inferno. Quando ormai non sono altro che un ruolo. Un girone infernale, spesso, non è nemmeno un luogo: è quella con sé stessi la relazione più difficile da mantenere.