Dal 2014 la giornalista Katerina Gordeeva vive al di fuori della Federazione russa perché la sua carriera e la sua stessa sicurezza mentale erano messe a rischio dalle limitazioni sempre più stringenti che Putin ha imposto alla libertà di parola. Nel 2012 entrò in vigore la legge sugli agenti stranieri, promulgata al fine di ostacolare e infine eliminare definitivamente dalla nazione le voci critiche delle Ong. Dopo l’annessione della Crimea nel 2014, per lei non era più possibile rimanere: restare in Russia avrebbe significato accettare passivamente ciò che stava accadendo. Gordeeva non poté fare a meno di pensare al suo bisnonno che nel 1937 venne eliminato dal regime di Stalin perché considerato un agente straniero. La dissidenza è un tratto di famiglia, si disse.
Frank Westerman individua l’inizio del cambiamento il 31 dicembre 1999, una data alle soglie del nuovo millennio, un momento in cui la popolazione si preparava a un futuro nuovo e che invece divenne il giorno in cui Boris El'cin si dimise e indicò Vladimir Putin come suo successore alla Presidenza della Russia. Fino a quel momento si scherzava sulla capacità di El’cin di cambiare di continuo i propri ministri, liquidandoli dopo poche settimane dalla nomina. Nessuno rise più quando la sua ultima investitura riaccese il conflitto ceceno.
Stupisce che il popolo russo abbia rinnovato l'appoggio a Putin, un ex membro del KGB, quando erano di pubblico dominio i crimini perpetrati dagli agenti segreti in Unione Sovietica. Nicolò Porcelluzzi esorta i due autori a un confronto tra la Russia di Putin e quella di Stalin, per comprendere fino a che punto la libertà di espressione sia messa a repentaglio oggi. Nel libro Ingegneri di anime, Westerman racconta dell’entusiasmo che si respirava tra gli anni ’20 e ’30 del secolo in scorso in Russia a seguito della liberazione dal giogo degli zar, e della propaganda sovietica contenuta nelle opere di celebri scrittori, che esaltavano le enormi opere pubbliche volute da Stalin. Come gli ingegneri si occupano di costruire ponti e infrastrutture, gli scrittori devono essere ingegneri di anime: questa era la strategia di Stalin per esortare il popolo a stare dalla sua parte e accompagnarlo nei progetti di costruzione del suo impero.
Nell’URSS la censura si esprimeva sotto forma di eliminazione materiale del dissenso, lasciando che le uniche voci a parlare fossero quelle di encomio nei confronti del suo operato. Nonostante ciò, clandestinamente si era generato un mercato di opere illegali – samizdat – e gli scritti censurati circolavano in alcuni ambienti della società civile. Oggigiorno i russi sono talmente condizionati dalla propaganda promulgata dai canali istituzionali, uno su tutti la televisione, che per loro è impossibile non credervi, perché negare ciò che viene detto loro li porterebbe alla pazzia. Il sistema chiuso dell’informazione costruito da Vladimir Putin porta alla progressiva scomparsa di ogni piattaforma online al di fuori di quelle ufficialmente approvate, rendendo la nazione impermeabile al mondo esterno. La cortina di ferro esiste ancora, afferma Gordeeva. I mezzi di comunicazione digitali agevolano la mistificazione della verità dando a chiunque la possibilità di esprimere e diffondere istantaneamente qualsiasi opinione, anche falsa, e in questo modo la realtà viene manipolata perché sia strumentale agli scopi del potere.
D’altronde la verità storica non è sempre qualcosa di oggettivo, e non tutti sono interessati a un’unica e assoluta verità; capita che le persone non siano in grado di accoglierla. Il trauma porta a ripiegarsi nelle proprie verità individuali e rendere giustizia alle storie private delle persone è un modo per ricostruire pezzo dopo pezzo il quadro più grande di un popolo. Le 24 testimonianze contenute in Oltre la soglia del dolore di Katerina Gordeeva si inseriscono all’interno di un filone di denuncia, in cui rientra anche Novaja Gazeta di Anna Politkovskaja, che vuole portare al pubblico le esperienze traumatiche che cittadini comuni vivono nel corso dell’attuale guerra in Ucraina.
Alla domanda cosa possiamo fare noi europei per i russi rinchiusi nel sistema mediatico di Vladimir Putin, la risposta di Gordeeva è parlare dei prigionieri politici, di tutte le persone che di fronte alla guerra non hanno potuto accettare il silenzio e hanno pagato i loro gesti sovversivi, anche i più minimi, con anni della loro vita in carcere.
È facile morire da eroi.
È difficile vivere da eroi.