05 | 09 | 2025

La zona grigia del cervello

Neuroscienze: sesso e genere oltre le semplificazioni del binarismo

Esistono un “cervello femminile” e un “cervello maschile”? Questo il punto di partenza, la domanda con cui la neuroscienziata Martina Ardizzi si rivolge al pubblico e a cui cerca di rispondere, gessetto alla mano. Sulla lavagna disegna un cerchio-cervello e, con la voce di chi non si trova per la prima volta a doverlo spiegare davanti a una folla, mette in chiaro: quando ci chiediamo se nel cervello esista una differenza fra i sessi, intendiamo il sesso biologico, le caratteristiche organiche che differenziano uomo e donna. Tuttavia, sesso e genere nel cervello non sono scindibili, non si riesce a dividere nettamente la biologia e la socializzazione perchè il cervello è un organo plastico, e nascere con un sesso anziché un altro cambia il modo in cui viviamo.

Con queste parole anticipa quello che sarà il suo punto di arrivo, ma poi fa un passo indietro e disegna la Signora Evoluzione, tramite cui si chiede perché esistano i sessi. La risposta breve è semplice e intuitiva: servono alla riproduzione. La risposta lunga inizia con la distinzione fra riproduzione asessuata e sessuata e continua con paroloni tanto specifici quanto comprensibili grazie guida chiara di Ardizzi, che ci spiega come la nostra riproduzione non sia solo sessuata ma anche anisogamica (cioè avviene per fusione di due gameti diversi) e dioica (cioè avviene fra individui maschili e femminili, che producono un solo tipo di gamete).

L’evidenza scientifica dell’esistenza di due sessi biologici nettamente distinti (binarismo sessuale) è però poi sfociata in un binarismo anche psicologico (gli uomini sono bravi a guidare, le donne a cucinare) e in quello che viene definito dimorfismo sessuale (una parte della popolazione avrà per forza delle caratteristiche tutte maschili e una tutte femminili). Entrambe le idee sono errate, ma hanno comunque influenzato la ricerca e prodotto risultati in quella direzione: assumendo il binarismo, la zona grigia che sta fra i due sessi è stata fin troppo a lungo ignorata.

Ardizzi porta l’esempio degli ormoni: è concezione comune che esistano ormoni maschili, gli androgeni, e femminili, gli estrogeni e il progesterone. In realtà questi ormoni sono presenti in ciascuno di noi, indipendentemente dal nostro sesso, in dosaggi pressochè uguali. In più, i livelli ormonali fluttuano in base alla situazione e alla socializzazione di genere: il testosterone, ad esempio, diminuisce quando un uomo diventa padre e ancora di più se il bambino è suo, aggiunge la ricercatrice fra risate generali e una palpabile incredulità. Come si siano raccolti i dati per arrivare a questa conclusione non è chiaro neanche a lei, ma quello che emerge da diversi studi è che gli atti di cura diminuiscono il testosterone, mentre una socializzazione più incline alla dominanza ne aumenta i livelli. Risulta chiaro, quindi, come l’ambiente in cui viviamo, il modo in cui ci comportiamo (spesso legato a stereotipi di genere) influenzi gli ormoni e avvalli il binarismo.

A questo punto sorge spontaneo tornare alla domanda iniziale e chiedersi quale sia il legame fra ormoni e cervello. Questo contiene tantissimi recettori per gli ormoni sessuali, che si pensava si trovassero solo nelle zone legate alla riproduzione, ma che in realtà si è poi dimostrato trovarsi in moltissime altre aree. Gli studiosi hanno anche cercato nell’uomo quello che era già presente in alcuni animali e che viene definito “nucleo sessualmente dimorfico”, una zona del cervello che presenta differenze significative tra maschi e femmine. Dopo circa vent’anni di ricerche è stato trovato, ma le conseguenze di tale scoperta sono misere: questo nucleo è troppo piccolo (0,1 mm³) per essere considerato veramente significativo.

L’unica vera e importante differenza fra i nostri due cervelli è una: quello maschile è più grande di quello femminile, di circa l’11%. Gli uomini hanno un cervello più grande di quello delle donne. Sembra una scoperta rivoluzionaria, ma contestualizzata dice ben poco: anche gli altri organi maschili hanno dimensioni maggiori e in media il corpo di un uomo, nella sua interezza, è più grande di quello della donna di un 14-16%. Oltre alla dimensione, quindi, non c’è nessun altro fattore discriminante. Le differenze fra il cervello femminile e quello maschile sono dovute all’ambiente, alla socializzazione, non alla biologia.

Le neuroscienze ci dicono che il sesso ci serve alla riproduzione, ma far discendere la differenza fra i sessi a un binarismo sessuale è errato. Allo stesso modo possiamo mettere in dubbio il binarismo di genere: l’essere umano è troppo complesso per poter essere definito con categorie nette e, se c’è una cosa che queste ricerche ci hanno insegnato, è a non ignorare la zona grigia.