09 | 10 | 2025

A László Krasznahorkai il Nobel per la letteratura

Lo scrittore ungherese, ospite a Festivaletteratura nel 2013, è appena stato insignito del prestigioso riconoscimento

È fresca di giornata e ci riempie di piacere la notizia dell'assegnazione del Premio Nobel per la letteratura a László Krasznahorkai, uno degli autori più importanti e tradotti della letteratura ungherese contemporanea.
Romanziere, saggista, viaggiatore e sceneggiatore del regista di culto e connazionale Béla Tarr, con il quale ha avviato un lungo sodalizio artistico a partire dal 1985, Krasznahorkai ha esordito nella narrativa con l'allucinato Sátántangó, ambientato in un remoto villaggio della campagna ungherese fuori dal tempo, conquistando la ribalta internazionale soprattutto grazie a un altro dei suoi capolavori, Melancolia della resistenza, uscito per la prima volta nel 1989 ed elogiato da autori del calibro di Imre Kertész, W.G. Sebald e Susan Sontag.
La sua opera letteraria, uno squarcio sull'ignoto cesellato in una lingua perfetta, è forse una delle più liriche e inafferrabili allegorie del Novecento, delle sue attese e desolazioni, come anche dell'umana resistenza ai suoi terrori.

Abbiamo avuto l'onore di ospitarlo a Mantova e al Festival nel 2013, quando fu protagonista dell'evento Il nostro comune fallimento – di cui vi riproponiamo sotto l'audio integrale – in compagnia dello scrittore e critico letterario Francesco M. Cataluccio:

Una menzione speciale va nondimeno alla parola del Vocabolario europeo – la raccolta di lemmi d'autore curata da Festivaletteratura tra il 2008 e il 2017 sotto la guida di Giuseppe Antonelli e Matteo Motolese – che Krasznahorkai donò al Festival proprio nel 2013. La sua scelta, poi discussa in pubblico in uno degli eventi della rassegna, cadde sul lemma ungherese Szél - vento – e rileggendo il bellissimo testo con cui l'autore ungherese motivò tale predilezione, ben si ritrova quella poetica che, come ha ribadito oggi l'Accademia svedese, "nel mezzo del terrore apocalittico riafferma il potere dell’arte".