04 | 09 | 2024

Le alpi: il lupo

La storia del lupo tra mito e realtà

Si dice, si narra, si racconta che all'interno delle storie la figura del lupo sia demonizzata oppure esaltata. Lo si può riscontrare fin dall'antichità, quando i Greci e i Romani lo associavano a divinità come Apollo e Artemide. Ma con l'avvento del Cristianesimo il lupo diventa simbolo di qualcosa di ultraterrenamente cattivo: passa dalla parte oscura, entra nel nostro immaginario come colui che educa i bambini ad essere selvatici. Tuttavia, per fortuna, questo retaggio appartiene alle favole.

l lupo reale, infatti, assume altre caratteristiche: è il più grande dei canidi, è carnivoro ma non è un predatore selettivo e proprio per questo riesce ad adattarsi facilmente ad ambienti anche molto diversi tra di loro (ironicamente alcuni zoologi sono concordi nel stabilire che l'habitat di un lupo è dove c'è cibo e non gli sparano). Inoltre, analogamente al concetto di famiglia umana, nei lupi esiste quello di branco. Spogliandolo dalla connotazione negativa, il termine indica il rapporto che si instaura tra genitori e figli, i quali vengono allattati dalla madre per le prime due settimane e successivamente lasciati soli in un posto chiamato rendez-vous (appuntamento) in attesa dei genitori col cibo. Intorno a settembre, invece, i figli sono pronti a uscire con i genitori e, all'età compresa tra uno e due anni, provano un sentimento che li spinge ad abbandonare il branco d'origine. Comincia così un fenomeno chiamato dispersione: la ricerca di un territorio proprio, che spesso si trasforma in un'epopea. Una volta trovato, i giovani lupi lo delimitano con gli escrementi: annusandoli riescono a riconoscere il grado gerarchico di un altro lupo. Non è così facile, tuttavia, per gli umani, riuscire a riconoscere i territori abitati dai lupi e farne una stima. Tra il 2020 e il 2021 uno studio che si è basato sull'analisi delle tracce, sulla genetica e su modelli matematici ha stabilito la presenza di oltre 3000 lupi in Italia. Il numero non deve impressionare ed è dovuto in gran parte all'opera di protezione della specie, un ritorno delle prede e del progressivo spopolamento delle zone rurali a partire dagli anni '70 circa.

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La sovrapposizione tra l'ambiente umano e quello animale rappresenta molto spesso una difficile convivenza, ma è noto che il lupo tende per natura ad evitare l'essere umano e per questo a cacciare di notte. La parola chiave è: coesistenza. Non esiste il rischio zero, serve lavoro in più e dialogo per risolvere quei conflitti scaturiti dall'eccessiva polarità delle visioni e dalle troppe opinioni nate dall stereotipo del lupo. Nessuno ha una ricetta ma è nostra responsabilità trovare un compromesso.