Quando riceviamo comunicazioni ufficiali, come una bolletta, spesso ci scontriamo con un linguaggio oscuro e di difficile comprensione, che rende difficile per noi seguire le sue istruzioni. Le caratteristiche di questo linguaggio sono svariate: Matteo Motolese ne fa un elenco dalla più alla meno significativa per la difficoltà di comprensione.
La prima è la lunghezza del periodo. Infatti, la leggibilità si incrina quando il periodo raggiunge le venticinque parole, ma il linguaggio burocratico spesso usa periodi molto più lunghi. La seconda è la presenza di sequenze fisse polirematiche, ovvero il cui significato complessivo è diverso da quello che si può desumere sommando i significati singoli. Vi è poi la presenza di un lessico tecnico, inaccessibile a chi non si occupa di determinati campi, e di parole che in determinati contesti assumono un significato specifico, ignoto alla maggioranza della popolazione. Anche le congiunzioni che vengono utilizzate sono più complesse di quanto sia necessario; inoltre, la presenza di abbreviazioni e riferimenti legislativi non espliciti confondono il destinatario. Si fa grande uso della nominalizzazione, quando per esprimere lo stesso concetto si potrebbe utilizzare un verbo dalla comprensione più immediata. Infine, l’aggettivo viene posto dopo il sostantivo e alcuni incisi ostacolano la comprensione del testo.
Nel rapporto ISTAT di quest’anno si riporta che nel 2023, nella fascia tra i 25 e i 64 anni, il 65,5% della popolazione ha conseguito un diploma di scuola secondaria di secondo grado. Tullio De Mauro, importante linguista italiano, ragionava sul rapporto tra la lingua dello Stato e i cittadini. Le istituzioni devono fare uno sforzo di chiarezza, tendando di comunicare il più possibile usando il vocabolario di base a cui la maggior parte degli italiani ha accesso. Già nel 1830 si era fatto un tentativo di promuovere una scrittura più comprensibile, attraverso un manuale pubblicato a Venezia da Dembsher, il Manuale, o sia guida per migliorare lo stile della cancelleria. Un cambiamento in questo senso aiuterebbe a diminuire il senso di distanza percepito tra lo Stato e la sua popolazione.
Bisogna, quindi, che le istituzioni inizino a considerare la leggibilità un parametro fondamentale, mettendosi nei panni del destinatario e riscrivendo i testi finchè non sono estremamente chiari. L’incontro si conclude con questa citazione di Guicciardini, dai Ricordi:
«E spesso tra ‘l palazzo e la piazza è una nebbia sì folta o un muro sì grosso che, non vi penetrando l’occhio degli uomini, tanto sa el popolo di quello che fa chi governa o della ragione perché lo sa, quanto delle cose che si fanno in India».