La reporter damascena residente in Francia Hala Kodmani e la scrittrice tedesco-azera Olga Grjasnowa ripercorrono le vicende che hanno condotto alla recente crisi sociopolitica siriana e alle drammatiche conseguenze umanitarie che ne sono scaturite: dalla fine del colonialismo negli anni ‘40 e dall’instaurazione del regime di Bashar al-Assad negli anni 2000, passando per le primavere arabe, le manifestazioni e rivolte di piazza che nel 2010-11 hanno infiammato le vie di Tunisia, Libia, Egitto e Siria, fino alla sanguinosa guerra civile che affligge il Paese siriano da più di dieci anni.
Le due scrittrici, in dialogo con la giornalista Francesca Caferri , hanno adottato due strategie diverse per la ricostruzione dei fatti. Da un lato, il romanzo di Olga Grjasnowa Dio non è timido è nato da un lungo lavoro di approfondimento e documentazione intrapreso per conoscere il Paese d’origine di suo marito: «Ho capito che per me l’unico modo per riflettere e comprendere è mettere ordine attraverso la scrittura» , per questo Grjasnowa ha intrapreso anche dei viaggi di ricerca in Siria, Libano e Grecia, che le hanno reso possibile raccontare nel suo romanzo fatti veramente accaduti o che sarebbero potuti accadere con ogni probabilità. Dall’altro, il libro di Hala Kodmani La Siria promessa è strutturato come un romanzo epistolare in cui l’autrice, nata a Damasco e dal 2011 giornalista nel suo Paese natale, ha sentito il bisogno di scrivere con il padre già venuto a mancare, con cui era solita commentare la politica e l’attualità, e di immaginare come lui avesse potuto reagire allo scoppio delle rivolte per la democrazia del 2011 se fosse venuto a sapere che «i giovani siriani stavano avendo il coraggio di lottare e chiedere quello che i siriani della diaspora - a cui apparteneva suo padre - avrebbero voluto proprio per loro» .
Di quella generazione, dei «ragazzi col telefonino» che facevano girare online in modo clandestino i video che testimoniavano i fatti reali, diametralmente opposti da quelli raccontati dalla propaganda di Assad, non è rimasto più nulla: i giovani sono stati «arrestati, torturati, uccisi». I l web sta per essere «definitivamente ripulito» da qualsiasi filmato o immagine che ricordi quello spirito di ribellione e di speranza , «un’ora d’aria in una terra, che è e rimarrà a lungo una prigione». Un discorso simile vale purtroppo per l’intera popolazione in Siria: chi aveva le competenze e le possibilità per lasciare il Paese se n’è andato e così, oltre a Damasco, probabilmente è sorta una nuova capitale del popolo siriano fuori dalla Siria: Berlino, la città in cui vive Olga Grjasnowa. L'autrice sottolinea che il suo romanzo è «una storia di un esilio tedesco e, dunque, a tutti gli effetti è letteratura tedesca». Arrivata all’età di 11 anni con la famiglia in Germania da rifugiata, è profondamente convinta che si possa e si debba fare di più per aiutare i siriani. Le parole di entrambe le autrici scuotono le coscienze affinché, anche inconsapevolmente, a colpi di “nie wieder” (“mai più”), non si dimentichi e non si accetti la tragica situazione in Siria e di tutti i siriani.