04 | 09 | 2024

L'essere umano e la rivoluzione della sua idea

Quando il cambio di prospettiva diventa un'azione necessaria

Cosa ci contraddistingue come esseri umani? È la domanda chiave che ha ispirato Vittorio Gallese (Professore Ordinario di Psicobiologia presso l'Università di Parma) e Ugo Morelli (saggista e psicologo) nella stesura del libro Cosa significa essere umani?. Durante l'incontro sono emerse le motivazioni alla base degli approfondimenti condotti dai due studiosi e gli obiettivi che il volume, pubblicato da Raffaele Cortina Editore, si prefigge. Frutto di una ricerca scientifica e psicologica, ha lo scopo di smontare pregiudizi e convinzioni che riguardano l'essere umano. Una tra le più diffuse, come asserisce Gallese, pone al primo posto l'individuo e al secondo la relazione con gli altri. Il singolo, quindi, impara a entrare in contatto con l'altro cercando di conoscerlo, di capirlo e di captarne le emozioni. Perlustra il suo essere mettendo in atto una serie di meccanismi, come la teoria della mente, che serve ad avere rappresentazioni del funzionamento della psiche altrui, per poter gestire le relazioni sociali al meglio. Conoscere e interagire con l'altro, quindi, significa risolvere una vera e propria equazione.

«Noi ribaltiamo questa teoria: il primo momento non è quello individuale, bensì di relazione».

Gallese specifica che la nuova idea di essere umano non vuole mettere in discussione l'individualità: ogni persona è a sé, è unica, possiede le proprie peculiarità. Ciò non toglie che ognuno di noi sia il prodotto della qualità e della quantità delle relazioni che stabilisce e che ha stabilito, nel tempo, con l'altro. Senza alterità non c'è individualità.

Incanta Morelli quando sottolinea come il libro stesso, concepito da tempo, sia il frutto di una relazione e del tentativo di fare luce su un altro punto oscuro: la conoscenza, figlia della consapevolezza. Non è l'lo al centro del gioco esistenziale e relazionale: esiste uno strumento molto vicino all'umanità, che spesso viene trascurato, ed è il corpo.

«Uno dei paradigmi su cui si basa il libro è quello corporeo. Si considera il corpo come un contenitore che porta in giro la mente. Le cose non stanno affatto così».

«Non saremmo capaci di pensare e di conoscere se non ci muovessimo», continua Morelli. «Il corpo e il movimento sono i fattori che ci caratterizzano: essi sono alla base della conoscenza. Attivando la capacità motoria siamo in grado di conoscere il mondo».

Si fa amara la considerazione di Gallese quando la moderatrice dell'evento, la giornalista Elisabetta Tola, fa riferimento alla comunicazione scientifica e al suo orientamento moderno.

«Si trascurano le domande dalle quali bisognerebbe partire e dalle quali noi abbiamo iniziato a ragionare, ponendole al centro del nostro lavoro: chi siamo? Dove vogliamo andare?»

Secondo il neurologo, la scienza perde il contatto con il futuro quando mette a punto i paradigmi sperimentali o racconta i risultati della ricerche, trascurando due semplici concetti: cosa vogliamo realmente sapere e come lo vogliamo sapere. Si rischia costantemente di perdere di vista i quesiti fondamentali che nascono da un'unica riflessione: da dove vogliamo iniziare?

Una delle tante tematiche affrontate dagli autori in questo Cosa significa essere umani? è l'importanza del linguaggio.

«Il linguaggio è uno dei tratti distintivi della nostra storia e della nostra esistenza. Non sappiamo bene come ci siamo arrivati e come esso si sia evoluto, ma lo collochiamo sempre in relazione al corpo e possiamo quindi parlare di linguaggio corporeo».

Qual è il rapporto che si instaura tra le emozioni e il corpo? Torna, anche in questo caso, la relazione tra l'Io e il Noi: siamo soggetti parlanti perché arriviamo da una comunità parlante.

Educazione e insegnamento sono altri due punti cardine del libro. Come possiamo cambiare il modo di educare e insegnare? Gallese parla di due picchi della vita scolastica ed educativa, che individua nella scuola dell'infanzia e nel dottorato: il punto d'inizio e di approdo. Si parte dando spazio alla creatività e si continua con la libertà di muoversi, tra le discipline, con il proprio corpo. Il dottorato, invece, è quasi totalmente demolito da un sistema che priva di tutto ciò che solo l'esperienza di vita e la pratica possono dare. Andrebbero incentivati i laboratori, uno spazio dove sviluppare e coltivare l'inventiva della persona. Un'affermazione forte, la quale ha riscosso un grande consenso tra i presenti.

«Il nostro libro si prefigge di offrire dei percorsi alternativi a quelli comuni e di spiegare come sia sbagliato incentrare l'educazione sull'insegnamento e sul concetto di trasmissione del sapere, che non esiste. Bisogna parlare di apprendimento, poiché educare significa stabilire una relazione con una mente che apprende».

Questo è quanto, energicamente, sostiene Morelli sull'urgenza di un cambiamento di rotta circa il modo di concepire l'educazione e non solo quella scolastica. Gli studiosi concordano sull'impellenza di profilare la nuova visione di essere umano. Occorre una rivoluzione e l'unica possibile è quella culturale, il cui carro trainante è l'erudizione formativa e umana. Si deve cambiare passo: si tratta di qualcosa di doloroso, ma necessario, affinché il sapere possa arrivare a un pubblico più vasto.

Gallese e Morelli mettono a disposizione dei lettori il proprio sapere, consegnando una potente teoria che capovolge le convinzioni comuni, offrendo importanti spunti di riflessione, che accompagnano verso l'idea di una collettività che forma il singolo, completandolo nella sua originalità. Una nuova visione dell'essere umano, che si trasforma in una denuncia di quanto non può più essere tollerato per il bene individuale e che impatta su una società complessa e in continua evoluzione comune.

La Redazione di Festivaletteratura ha intervistato gli autori Vittorio Gallese e Ugo Morelli

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