06 | 09 | 2025

Memorie collettive al limitare dei confini

Il conflitto russo-ucraino secondo Katerina Gordeeva

«Mentre tornavamo, prima della finale, erano partite le fanfare dalle case in pieno clima da fine torneo; il territorio era così ampio e la ricchezza così vasta che ce n'era per tutti».

Due anni dopo, d'estate, mentre fumava sul tetto di casa, non ha più visto fanfare ma carri armati, sapendo benissimo dove stavano andando e con quale obiettivo.

Katerina Gordeeva descrive così il cambio di prospettiva vissuto dalle terre a cui è legata fin da bambina, contrapponendo lo sfondo dei campionati europei di calcio nel 2012 - ospitati da Polonia e Ucraina - a quello dell’invasione russa.

In dialogo con Veronica Fernandes, l'autrice racconta di Oltre la soglia del dolore: la raccolta di ventiquattro voci ucraine, ventitré storie più una autobiografica, che raccontano la guerra da ventiquattro punti di vista differenti.

Come è riuscita ad avvicinarsi direttamente a queste esperienze così drammatiche e come ha capito da quale lato della storia si trovasse? L'autrice risponde ricordando che la storia raccontata è al tempo stesso collettiva e personale: di tutti gli abitanti, della propria famiglia e della propria infanzia. Nata a Rostov sul Don, a un centinaio di chilometri da Donetsk, proviene dalla zona del sud-est, dove è parlato un dialetto o «incontro linguistico» che non è russo né ucraino. Una terra molto ricca di frumento, pesce e carbone; un luogo solare sia per il clima sia per le persone che lo abitano, libere e felici.

La scelta di quel luogo è conseguenza delle repressioni staliniane: la famiglia di Gordeeva ne è stata colpita, portando il nonno a spostarsi proprio a Rostov sul Don e la sorella fino a Kiev. Ma un tempo, quando il territorio faceva parte dell’Unione Sovietica, non c'erano problemi di confini e circolazione: le storie della famiglia hanno quindi preso strade diverse e le lingue dei suoi componenti le hanno seguite, cambiando a seconda del territorio di residenza. L’ultima riunione fu proprio in occasione di EURO 2012: a distanza di due anni l’autrice - in quel momento a San Pietroburgo - ha vissuto il punto di non ritorno, la distruzione dei propri ricordi e la decostruzione della propria identità.

Gordeeva si aspettava che la società reagisse, si accorgesse di quanto stava accadendo, per constatare invece che, con tacita accettazione, ne è rimasta spettatrice. È allora che ha maturato l’idea di un documentario su quei territori: non una cronaca, ma una riflessione sull'identità e su come anche la lingua - le lingue - fosse diventata un problema, un ulteriore elemento di distanza. L'autrice, infatti, spiega come sia stato difficile non solo raccontare l'accaduto, analizzarlo a mente lucida, ma anche farlo parlando nella lingua di chi ha invaso, poiché molto spesso il suo era il primo volto che le persone incontravano dopo essere scappate dal bombardamento.

Rapportarsi con le persone in quel momento drammatico per lei non è stato solo dovere ma strumento, risorsa per provare a mantenere il proprio lato umano, cercando di conservarsi, tutelarsi e difendersi. Sottolinea infatti come non le sia mai capitato, in tutte le esperienze pregresse - per la maggior parte drammatiche-, di sentirsi così a contatto con chi ha intervistato, sperando che queste testimonianze torneranno utili. Aggiunge, inoltre, come sia fondamentale sforzarsi di non dare alcun giudizio - soprattutto se affrettato - per non cadere nella trappola della manipolazione. Parlando con queste persone ha capito molte cose, tra cui, citando Anna Karenina, come un genitore possa arrivare a non amare il proprio figlio. Per restituire la complessità di questi incontri è fondamentale mantenere autenticità, salvaguardare la capacità di non ridurre i protagonisti delle storie a sole vittime, appiattendoli a una una figura stereotipata di "rifugiato", così come è stata ereditata da un racconto basato sulle guerre del secolo scorso.

La chiave, per quanto complicato ed estenuante, è ricordare di attingere a tutto il proprio amore come resistenza alla guerra.