Claudio Bertorelli e Felice Cimatti sono due personaggi molto poliedrici e diversi ma che di recente hanno avuto un’esperienza analoga: hanno compiuto un viaggio, attraversato dei paesaggi e ne hanno tratto due storie, che poi sono diventate dei libri. Quello di Cimatti, Nella giornata più calda. Attraversando il Sud racconta della Campania, della Lucania, fino ad arrivare in Calabria, mentre quello di Bertorelli, ALPI PER LUNGO – Viaggio nella Piattaforma alpina in divenire racchiude paesaggi opposti. Così li presenta Annalisa Metta, che sapientemente li conduce intorno a una riflessione sul paesaggio e la sua concezione nella contemporaneità.
Felice Cimatti vive a Roma ma insegna a Cosenza, che, a differenza di quello che credono in molti, sottolinea, non sta sul mare. La maggioranza degli italiani vive nella totale ignoranza delle parti più interne del meridione e se lo immagina come un luogo di totale degrado. A dirla tutta il centro storico di Cosenza, con la sua totale mancanza dell’elemento umano, fa sorgere sulla bocca della maggior parte delle persone proprio queste parole: «che degrado». E Cimatti, filosofo del linguaggio, sa bene che nel momento in cui questa parola sorge nel pensiero e poi sulla lingua diventa realtà, è tutto deciso. Cimatti, quindi, ci esorta a lasciare da parte il linguaggio, a cercare la bellezza in ciò che non riusciamo a definire, in ciò per cui ci mancano le parole tanto è il disturbo che provocano, perchè «il paesaggio e la meraviglia non hanno bisogno di un nome».
Claudio Bertorelli racconta e fotografa paesaggi molto diversi da quelli del collega, ma si allinea all’idea che l’esperienza di un paesaggio è più veritiera quando è spaesante. Il 'dispositivo di spaesamento' che per Cimatti è rappresentato dalla Salerno - Reggio Calabria («la strada più bella d’Italia») è per Bertorelli il clichè del paesaggio alpino, dove tutto è talmente in ordine, dove deve stare, da suonare stonato e generare una sensazione di disincanto e malinconia. Riguardo alle parole per descrivere il paesaggio si esprime anche Bertorelli, sottolineando che ci troviamo ora in una fase di transizione, ci stiamo rendendo conto che stiamo uscendo dalla fase dei borghi che venivano raccontati nel programma l’Intervallo e abbiamo bisogno di un linguaggio nuovo.
L’incontro tra Cimatti e Bertorelli, pur tra paesaggi così diversi, ci mostra che il viaggio non è solo movimento nello spazio, ma anche spostamento nella percezione. La bellezza del territorio emerge quando lasciamo che il linguaggio non la definisca, e che l’esperienza spaesante ci costringa a guardare con occhi nuovi. In fondo, che sia tra le curve della Salerno-Reggio Calabria o tra i sentieri delle Alpi, il paesaggio contemporaneo ci invita a riscoprire la meraviglia nel familiare e nell’inaspettato.