La storia si dipana in un eterno dualismo tra bianco e nero ed è questo l’unico strumento attraverso cui possiamo metabolizzarla. Fare ricorso alla storia significa fare irrimediabilmente ricorso alla generalizzazione.
«Ma la generalizzazione, credo, è compito degli storici. E noi non siamo storici. Forse siamo scrittori di romanzi storici, ma non sono certo nemmeno di questo» afferma Carlo Lucarelli.
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«Il romanzo di Bruno Arpaia e quello di Carlo Lucarelli muovono da due preconcetti opposti: il primo ha origine da una sinossi, da quattro avvenimenti in apparenza scollegati che finiscono per dimostrare l’esistenza di quella tonalità intermedia di cui siamo disperatamente alla ricerca; il secondo vive nel dettaglio, in tempi e luoghi precisi. Bruno è un paracadutista, Carlo un cercatore di funghi. Ma tutti e due mirano allo stesso fine». Questa l’introduzione di Marcello Flores alla presentazione di Il fantasma dei fatti e L’inverno più nero.
In Il fantasma dei fatti si fa strada una teoria del complotto intorno alla morte di due illustri dell’Italia degli anni ’60 e alla dubbia incriminazione di altri due: i primi sono Mario Tchou ed Enrico Mattei, i secondi Felice Ippolito e Domenico Marotta. Può tutto ridursi ad un progetto atto a concludere l’età dello sviluppo economico italiano, per di più riconducibile ad un unico uomo, ovvero Thomas Karamessines, capo della banda della CIA a Roma? Proprio le contraddizioni del carattere di “Tom Il Greco” portano il lettore a elaborare una propria opinione del personaggio e a rielaborarla due o tre pagine più tardi.
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L’inverno più nero , invece, si inserisce in una saga giunta, ormai, al quarto capitolo. Le vie della Bologna del 1943 fanno da sfondo alle indagini del maresciallo De Luca, perennemente costretto a fare ricorso a una morale dubbia e ad un pensiero politico ancora più volubile. La città stessa è percepita dai bolognesi come il luogo dove non accade mai nulla. È questa la convinzione che Carlo Lucarelli si impone di sfatare, rivelandone la cupezza che non si mostra agli occhi dei più.
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Queste due storie, dunque, non sono 'storia': sono fatti, non fantasmi di fatti. Il potere di trascendere l’opinione comune è dunque il motivo di rivalsa del romanzo storico . E quest’ultimo è reso tale dall’insolito, o da ciò che è insolito per chi conosce solo la storia; è scoperta, è rivelazione in un tratto di grigio.