Scrittura e politica sono scindibili? Parte con questa domanda di Marcello Fois l’incontro con Antonio Scurati. E la risposta è decisa. No, non sono scindibili. La letteratura, e il romanzo maggiormente, è una forma di conoscenza democratica. Soprattutto nei libri della saga di M (primo libro M. Figlio del secolo), dove è essenziale denunciare e smascherare chi democratico non lo è stato.
La letteratura in genere deve dichiararsi colpevole e affermare il suo ruolo politico. Esiste una democrazia del romanzo. Il romanzo è il paradiso degli individui, dove trovano cittadinanza tutte le persone, prima come personaggi e poi come lettori. È una lezione piena di democrazia. Ecco perché periodicamente viene preso uno scrittore e personalmente attaccato con violenza dal potere. La qualità della vita democratica è in via di scadimento e questo è il risultato. La cultura è anche il problema, l’offerta di cultura. La possibilità che tutti possano accedervi. Un ambiente che consenta ai più di prosperare qualitativamente nella cultura. Perché l’offerta di cultura ha sempre creato la domanda, non l’ha mai seguita e occorre quindi mettere le persone in condizione di usufruirne. La scuola dovrebbe essere la prima forma di democrazia culturale. Ma non ce la fa. Perché è sempre in mezzo alle difficoltà, poco sovvenzionata, poco considerata. Serve essere dalla parte della scuola perché è in mezzo ad un cambiamento epocale, sociale. Dovrebbe ricevere tutte le nostre risorse, dovremmo restituirle autorevolezza. Dobbiamo sostenerla sempre.
E il progetto letterario di M fa parte di una ricerca personale di Scurati per trovare una forma d’arte popolare. Prima ancora dell’argomento e del protagonista dei romanzi. L’idea di romanzo elitario era del secolo scorso, destinato agli intellettuali. Questo invece è un cammino verso l’arte popolare. Una ricerca dell’epos, dell’epica. Un racconto di respiro ampio, lungo. Una saga. Di un tempo più grande della nostra vita, che parte dai nostri nonni e arriva ai nostri nipoti. Un vento che ti attraversa e ti lascia indietro. Perché non si può vivere solo di quotidianità. Con M inoltre si vuole riportare l’attenzione sull’antifascismo. Rivitalizzarlo.
L’imbarbarimento del dibattito pubblico si è manifestato molto all’uscita di questi romanzi. Anche questo fa parte dello scadimento della vita democratica. Di chi non ha rispetto per la democrazia liberale. Una forte polarizzazione degli estremi che diventano tifoserie anche violente. Un’esagerazione che colpisce anche chi crede nell’opera degli autori. Ma che consente ai potenti di attaccare con la stessa forza. Ci salviamo tutti insieme, non abbiamo bisogno di eroi. Un problema che l’autore ha affrontato proprio scrivendo di Mussolini. Occorreva usare la forma letteraria adatta. E soprattutto il lettore non doveva empatizzare con il protagonista. Ecco perché tutte le frasi sono documentate storicamente e non c’è spazio per i commenti su come si sente il protagonista. La realtà, la verità dei pensieri e delle parole pronunciate è espressa direttamente. Il fascismo è stato il male del secolo, Mussolini è stato il suo inventore. Se rimango fedele ai fatti senza invenzioni, alla fine il lettore antifascista rimarrà tale e forse qualche neutrale lo diventerà. Una palestra di democrazia dell’antifascismo. Una pedagogia del libro. Molto spesso si sente anche un senso di inadeguatezza nel parlare di certe cose, di cose grandi che ci sovrastano e contro le quali possiamo fare poco. Come per il fascismo. Oppure come quello che sta succedendo a Gaza. Bisogna però continuare a parlare. Perché le guerre le stanno iniziando a fare, o stanno armandosi per farle, anche le nostre democrazie. Che cosa è, allora, che deve essere una democrazia? Una forza di responsabilità del singolo. E serve lottare sempre perché l’esercizio della democrazia è la lotta quotidiana per la democrazia stessa.