04 | 09 | 2025

Perché facciamo tutti finta di niente?

Il Mediterraneo, il riscaldamento globale e noi

Perché facciamo tutti finta di niente? Questa è la domanda che appare chiarissima quando parliamo del cambiamento climatico. Roberto Grossi e Stefano Liberti hanno proposto il problema utilizzando le proprie tecniche divulgative. Liberti ha viaggiato per il Mediterraneo incontrando e raccontando le persone e le loro storie. Pescatori, si è concentrato sugli ultimi guardiani del nostro mare ormai perduto.

La realtà che descrivono è preoccupante. Il Mediterraneo sta cambiando, da anni. E non si riuscirà a tornare indietro. Il mare ci circonda ma lo seguiamo sempre da lontano. Senza considerare che i suoi cambiamenti sono decisivi per quello che accade sulla terra ferma. Le alluvioni sempre più frequenti, per esempio in Emilia Romagna, ne sono la prova diretta: ci sono nuove correnti, nuovi pesci, nuova flora. Come mai il problema ancora “non buca lo schermo”? Forse perché si oscilla tra il catastrofismo e l’elenco noioso dei dati scientifici. Perché manca l’elemento umano. E Liberti cerca proprio di portare in risalto questo, raccontando le storie delle persone che sono impattate dal cambiamento.

Storie di pescatori che sono sempre meno, che stanno in piedi solo grazie agli aiuti di stato. Perché la piccola pesca non esiste più. Trenta ore di pesca a strascico per cinquanta euro. E una quantità sempre maggiore di specie aliene in un mare ormai tropicalizzato, come il pesce palla maculato, velenoso, che è arrivato nel nostro mare attraverso passaggi naturali come il canale di Suez o artificialmente insieme alle grandi navi cargo o passeggeri che viaggiano per il mondo. La pesca intensiva in 100 anni ha devastato il sistema mediterraneo che ora si popola di queste nuove specie, che arriveranno presto sulle nostre coste non solo come avvistamenti, ma in maniera massiccia.

Roberto Grossi ha utilizzato il disegno per raccontare i problemi del clima che cambia, andando direttamente allo stato delle cose. Ghiacciai che arretrano, paesaggi che mutano, che spariscono, lasciandoci nello spaesamento, nell’angoscia territoriale. E continuiamo a far finta di niente. Spariranno animali, insetti. La corrente del golfo si fermerà. Ma nessuno ne parla: tutto questo è una notizia scomoda perché conduce immancabilmente alle disuguaglianze sociali. È sempre più difficile informarsi perché gli organi di informazioni sono in mano proprio alle persone che inquinano di più.

Ma non sarà che il vero problema è la continua crescita? È un modello sbagliato di capitalismo che ha vinto e, distorcendosi, ha vandalizzato il mondo? Ovviamente il problema è più complesso, più articolato. E la soluzione sarà ugualmente molto complicata e difficile da ottenere. Occorre ridurre l’impatto e soluzioni politiche di enorme portata. Dobbiamo riconnetterci con i nostri ecosistemi e per questo serve un’azione politica collettiva che porti a grandi scelte. Oppure possiamo continuare a guardare da un’altra parte. A non guardare in alto.