Picasso: una vita da straniero (Marsilio, 2024) è il libro presentato dall’autrice Annie Cohen-Solal, che si confronta con lo scrittore Niccolò Ammaniti e con l'editor Michele Fusilli. Al lettore appare un Picasso nuovo, più umano, pieno di passione e amore per una patria che, anche dopo i suoi quarant’anni di residenza in Francia, non lo ricambia, anzi gli nega la naturalizzazione francese.
L'autrice esprime in quest’opera la sua rabbia con tale enfasi da coinvolgere il pubblico meno informato. È in parte la rabbia di una giovane quattordicenne (come lei racconterà poi) dell’Algeria che si trasferisce in Francia ed è educata alla cultura francese, ma non sembra risultare abbastanza integrata agli occhi delle compagne “completamente” francesi.
«Annie Cohen-Solal ha unito il mondo della critica dell’arte e tutti quegli studi svolti sull’immigrazione», ha commentato Fusilli, suo collaboratore e amico. L’autrice a questo riguardo pone una domanda molto profonda e stimolatrice di riflessioni: «Cosa vuol dire vivere in un paese in cui non ci si sente integrati?». Il desiderio di far parte della grande madre Francia (condiviso sia dall’autrice che da Picasso) e il contrasto con i pregiudizi di ciascun epoca chiama in causa educatori ed insegnanti, i primi con il compito di favorire l’integrazione. Proprio a causa delle ferite provocate da questo rifiuto, Cohen-Solal non è riuscita a parlare del dolore provato nel sentirsi dire di non essere abbastanza «perché non aveva antenati» in Francia come le sue coetanee.
Nonostante si affermasse che «la Francia è orgogliosissima dei suoi geni», Picasso ha dovuto aspettare gli anni '50/'60 per essere riconosciuto in Francia, quando lo era già da molto tempo in altri paesi, come negli USA. Secondo l'autrice, Picasso si rendeva conto che l'Europa che conosceva stava finendo e che il pericolo della guerra civile spagnola era reale, come si realizzerà poi dal 1937. È stato proprio allora che Picasso ha incontrato la tragedia del bombardamento dei civili a Guernica e ha deciso di rappresentarla, realizzando una delle opere d’arte più conosciute a livello mondiale. Per il pittore, il rapporto con la patria è stato l'opposto di quello con la madre. La scrittrice, facendo riferimento al particolare fatto che la madre abbia mandato al figlio quattro lettere a settimana per quarant’anni, afferma che «dietro ogni genio c’è dietro una madre».
Cohen-Solal racconta come lui si sia raffigurato in uno dei suoi dipinti come Minotauro, un animale mitico simbolo di forza, ma che il pittore ha reso cieco e raffigurato mentre viene guidato da una bambina. Morale? «Ognuno ha la sua vulnerabilità», come affermato dalla stessa Cohen-Solan. Ammaniti poi è intervenuto, leggendo il brano che ha scritto per il catalogo della mostra su Picasso, intitolato Tuffo di Picasso. Lo scrittore, nel suo testo, afferma: «mi resi conto che Van Gogh forse era il numero uno, ma Picasso faceva più male» e questa frase rappresenta per lui la sintesi migliore dell'arte di questi due grandi maestri. Annie Cohen-Solal ha riassunto così le opere sue e del suo collega Ammaniti: «Noi raccontiamo la storia dell’individuo contro la società».