05 | 09 | 2024

Politicamente correttǝ

Il controllo della morale pubblica nella società attuale

Scagli una pietra chi non è mai incorso nel politicamente corretto. Molte espressioni e movimenti nascono con le migliori intenzioni, per poi perdere il significato originario, anche a causa del declino generalizzato della cultura occidentale. Non serve fare un viaggio troppo lungo nel passato, il politically correct è nato in epoca contemporanea in terra americana e in principio si associava all’attenzione particolare sul linguaggio per descrivere le minoranze - in ambito di abilismo, sessualità, genere, ecc. Adesso invece tende a coincidere con la morale pubblica. È con questi concetti che esordisce la filosofa mantovana Annarosa Buttarelli, assicurandosi la totale attenzione del pubblico.

La morale è sempre stata associata all’etica perché, se l’etica descrive un panorama, la morale applica la teoria sui comportamenti. Oggi però si è creata una scissione tra i due termini, per cui dovremmo più propriamente parlare di morale pubblica, dove l’aggettivo indica una forma di controllo dei comportamenti sociali intersoggettivi dei governi. Ecco allora che la morale pubblica conviene alle gerarchie, religiose o laiche che siano.

Nell’epoca del caos cognitivo, il politicamente corretto suggerisce non solo giudizi e comportamenti a cui attenersi, ma anche di schierarsi in maniera dicotomica, attenendosi al mainstream. Sono allora scomparsi i valori? Il linguaggio si è imbastardito irrimediabilmente? Ora più che mai il pensiero critico e il discernimento sono essenziali come lenti di interpretazione della realtà. Le differenze vanno sottolineate, le conseguenze di azioni o linguaggi individuate.

Flannery O’Connor scrisse un racconto intitolato Un brav'uomo è difficile da trovare, intendendo dire che nessuno di noi sa fare il bene. La pensa in maniera simile Simone Weil affermando che il bene si manifesta quando si hanno pensieri originali. Le donne sono da sempre state messe da parte, additate come streghe o deboli bersagli. Siamo sicuri che il coraggio sia una dote maschile? Il coraggio è donna. Passa dall’autodeterminazione alla rivendicazione della libertà di fare e di dire (anche di no).