Nel cortile del Palazzo San Sebastiano, Alice e Francesco Messina, guidati da Marta Bacigalupo, ripercorrono la scrittura del libro L’unica via d’uscita è dentro (Rizzoli, 2024), che di Alice, o di Carla Bissi che dir si voglia, racconta il percorso artistico ed esistenziale. Lo stesso percorso che per decenni ha preso la forma di canzoni e di album, stavolta è stato necessario volgerlo in forma scritta: con la difficoltà – dice subito Alice – del dover cercare non più l’essenzialità, ma il suo contrario.
Una sfida lanciata da Messina, raccolta da Alice nell’ottica di crescere ancora un po’ di più, di capire ancora qualcosa. Messina traccia una distinzione fra gli artisti «sixteen forever», che hanno trovato una formula e la ripropongono, magari benissimo, per tutta la loro carrera, e gli artisti che fanno della crescita la guida della propria creazione. Per Alice la necessità di cambiare e di proseguire con la ricerca e con gli esperimenti è legata inestricabilmente con il cambiare età, cambiare necessità e priorità. Almeno «se la musica è un atto essenziale», come lo è nel suo caso, non sembra possibile continuare a reiterare nell’arte quello che è in continuo mutamento nella vita.
Proprio per questo, per esempio, Alice – racconta – ha un rapporto dialettico e complesso con le sue prime canzoni, anche le più iconiche e amate. Per un intero decennio ha rifiutato di cantare il suo successo Per Elisa: anzi, le dava perfino fastidio sentirla canticchiare dalla gente che la riconosceva per strada. Si tratta del pezzo che la portò a vincere il Festival di Sanremo 1981, composta da Franco Battiato e Giusto Pio, e che, dirà qualcuno dal pubblico, ha portato nelle case un modello di femminilità volitiva, diversa da quella canonica del periodo; ma lei ne era satura. Dopo dieci anni ha sentito il bisogno di reintegrare quella parte del suo passato e di entrarci in dialogo. Così l’ha riproposta, ma in veste progressive e quasi irriconoscibile. Da allora, ha sentito di nuovo il desiderio di cantarla nella sua versione originaria.
Nel ripercorrere la loro storia di artisti, Alice e Messina rievocano il ruolo che in esso ha avuto Franco Battiato, che li ha fatti incontrare. D’altronde, come ha detto proprio Alice a proposito della scrittura del libro, «ci si trova, la vita trova le condizioni per potersi trovare». Alice e Messina raccontano, per esempio, di come ha spinto Alice a sperimentare «con la sua parte contralto», proprio quella che è ormai così amata e così distintiva della sua vocalità. Ma, raccontano, l’influsso di Battiato andava oltre la tecnica e diventava una spinta per ciascuno degli altri a tirare fuori la propria parte migliore. Raccontano delle sue passeggiate all’imbrunire, «l’ora più preziosa» e adatta alle meditazioni, della sua serenità, del suo rapporto complesso con Milano e i suoi ambienti bene, delle sue scelte di luoghi da abitare e da valorizzare, di luci, di profumi.
Una riflessione volta al passato, dunque, ma che diviene occasione di discutere sul presente della musica italiana. Messina in particolare mette in luce le risorse degli artisti giovani e insieme il loro scoramento, inevitabile viste le condizioni in cui versa il mondo. Ma, soprattutto, Messina stigmatizza il ruolo delle case discografiche e la necessità imposta dall’industria musicale all’aspirante artista di spiccare al primo colpo, al primo singolo, accelerando il vecchio processo per il quale il successo vero si prevedeva di solito verso il terzo album, dopo aver avuto tempo e respiro per provare, sbagliare, imparare. Per costruire a propria volta un percorso nel quale le domande che si pongono in musica siano conseguenza di quelle che accompagnano la propria vita.