L’11 Settembre 1973 è il giorno in cui viene rovesciato il governo di Salvador Allende e inizia la dittatura militare di Augusto Pinochet. Allende parla alla sua gente da Radio Magallanes, il megafono del Palazzo della Moneda, tenendola aggiornata sulle mosse degli incursori fino a quello che viene ricordato come l’ultimo suo discorso. Poi le antenne della radio vengono bombardate, nella famosa “Operazione Silenzio”, e da quel momento tutto tace. Ma la sua voce i cileni «continueranno a sentirla».
Inizia così la conferenza-spettacolo che vede il poeta e scrittore Igor Esposito disegnare sapientemente un percorso alla scoperta di un altro Chile, contemporaneo a quello del triste colpo di stato, abitato da creature vagabonde con un’ossessione: la poesia. Uno su tutti: Roberto Bolaño.
Ultimo discorso di Allende: (caricamento...)
Classe 1953, Bolaño ha esattamente vent’anni quando torna in Chile dal Messico. Ha esattamente vent’anni l’11 Settembre 1973 quando il governo viene rovesciato. In sella alla sua bicicletta, come un cavaliere epico, Bolaño ha appena fondato il movimento poetico dell'Infrarealismo insieme ai poeti Mario Santiago e Bruno Montané. Le sue poesie (interpretate da Daniele Russo e sostenute dalla musica di Massimo Cordovani) sono i binari di un viaggio che fa tappa ora sulla poesia di Carlos Pezoa Veliz, fondamentale nella cultura cilena, ora su Jorge Tieiller (suoi i versi “Ci incontreremo tutti/sotto lo sguardo solenne e noioso/di persone che non sono mai esistite”) passando per Alfonso Alcalde, amato da Pablo Neruda per il suo esordio con Balada para una ciudad muerte (Ballata per una città di morte), del 1947. La lettura dei poemi di questi grandi sconosciuti della poesia cilena prosegue frenetica fino a quando non si incontra il più selvaggio di tutti, il più ruvido e anche il più fragile. Darío Galicia è coetaneo di Roberto Bolaño e le sue poesie hanno saputo cantare l’amore omosessuale e la ferocia che può avere la poesia. Testi che lo condanneranno a un’emarginazione estrema, lo faranno vivere in povertà assoluta ma non rinnegherà mai il suo pensiero. Una poesia su tutte mi colpisce e la riporto qui:
«Arte poetica
Non mi interessa essere un uomo frammentario
Né ruttare Marx Marx ogni mezz'ora
Non voglio vincere un concorso
Né borse di studio
Né essere un insegnante di poeta
Voglio solo
Cadere nudo in fondo a una poesia»
Il capitolo uno di questo viaggio, seguito da altri due eventi (venerdì 6 e sabato 7) si conclude con una voce graffiante di Daniele Russo su una poesia altrettanto dura di Gonzalo Millàn contro il fascismo di Pinochet, ritornando al terribile 11 Settembre 1973 da cui tutto è partito. Si torna alla violenza, alla rabbia e alla paura che trasformano Daniele Russo e Igor Esposito in due soldati che sequestrano la chitarra di Massimo Cordovani, ma, come solo i selvaggi sanno fare, non smette di suonare. Nemmeno bendato.