04 | 09 | 2024

Senza margine: il fumetto oltre le linee

Grazia La Padula e l'acquerello, tra errori che diventano arte e ricordi che fioriscono. Un viaggio creativo dal vivo per Valletta Va Letta

Nel fumetto le linee contano, definiscono, separano. Ma cosa succede quando quelle linee si dissolvono, quando l’acqua scorre libera sulla carta, senza contorni? Grazia La Padula, illustratrice e fumettista, si è posta questa domanda all’inizio della sua carriera. La risposta l'ha trovata nelle sfumature, nella sovrapposizione dei colori e, soprattutto, nel rischio di non poter tornare indietro.

Valletta Valsecchi si trasforma in un laboratorio a cielo aperto con l'iniziativa “Valletta Va Letta”, un progetto che mescola cultura, arte e comunità. Artisti come Grazia La Padula aprono il proprio processo creativo al pubblico, svelando non solo l’opera finita, ma l'intero percorso che l’ha generata. Non è solo un incontro artistico, è una finestra su come nascono le storie.

Tra le tante lettere inviate dai residenti di Valletta Valsecchi, La Padula sceglie di raccontare quelle storie che galleggiano tra nostalgia e natura. La prima, ambientata alla fine degli anni '70, ha il sapore di un tempo più analogico, quando i ragazzini vivevano le loro avventure con una libertà che oggi sembra distante. «Ogni tanto ci spingevamo fino al Bosco Virgiliano», scrive qualcuno, evocando quelle lunghe giornate passate a pescare con canne di bambù. Un racconto sospeso tra l’ingenuità e la scoperta, dove il ricordo si mescola al sentimento di un’epoca ormai lontana.

La seconda storia prende forma nel presente, in Viale Ariosto, dove il Comune aveva piantato alberi, affidando ai bambini il compito di prendersene cura. Quegli stessi alberi, adesso cresciuti e fioriti, rappresentano un legame tra generazioni, un simbolo di responsabilità e continuità. In questo gesto di cura verso la natura, emerge un’intima riflessione sul rapporto tra uomo e ambiente, lo stesso che Calvino descrive quando parla di «alberi come dimora naturale di una vita diversa», dove la cura degli esseri viventi diventa un modo per crescere insieme, come individui e come comunità.

L’acquerello, spiega La Padula, è una tecnica che non ammette ripensamenti. “Buona la prima” è la regola non scritta di questa forma d’arte. Se sbagli, non puoi tornare indietro. Eppure, l’errore non è un fallimento. Una giovane spettatrice chiede: «E se si sbaglia?». La Padula risponde serenamente: «Perché demonizzare l'errore? Anche l’errore può essere bello».

Per questo motivo, il rapporto con l'acqua diventa una danza tra controllo e abbandono, tra tecnica e istinto. È un dialogo silenzioso con l'elemento naturale dove l'artista, come nell'arte giapponese del sumi-e, non cerca di dominare, ma di collaborare. Il risultato è qualcosa che va oltre l’intenzione iniziale: un’opera che sorprende non solo l’osservatore, ma anche chi la crea.

Nell'acqua (e nell'arte che da essa nasce) troviamo una lezione profonda: a volte, lasciar andare e avere fiducia può portarci a scoprire bellezze che non avremmo mai immaginato di poter creare.