03 | 09 | 2025

Tra Italia e Sri Lanka

Nadeesha Uyangoda racconta il suo paese d’origine tra sofferenze e magia pura

Il fuoco sacro della scrittura, per un autore o un’autrice, come presentato nell’omonima “serie” di eventi, è diverso per ogni persona. Nel caso di Nadeesha Uyangoda, il suo fuoco sacro non deriva solo dal suo essere interiore, ma anche e soprattutto dalla lettura di altri libri e dalle parole di altri autori, spesso conosciuti attraverso l’intensiva ricerca a cui lei si appresta durante e prima della stesura di un saggio (come L'unica persona nera nella stanza, Casa e Corpi che contano) o di un romanzo, come la sua nuova uscita Acqua sporca, suo passaggio dalla saggistica alla fiction.

Acqua sporca racconta la storia burrascosa dello Sri Lanka, intrecciata alla provincia italiana come sfondo alle vite di quattro donne nella loro esplorazione dei propri dilemmi interiori, con un occhio particolare all'idea del ritorno, soprattutto del ritorno a casa.

Per Uyangoda il vento che alimenta il fuoco della scrittura è il desiderio innato di capire l’essere umano, di capire come reagisce e come si esprime. Proprio per questo, un vitale sostegno per gli scrittori e le scrittrici è la lettura di altri romanzi, di parole scritte da altri che possano influenzare in maniera positiva la propria produzione creativa e letteraria. Tra queste “influenze”, l’autrice pone in evidenza due romanzi di un celebre autore italiano, Cesare Pavese, La luna e i falò e Dialoghi con Leucò: il primo in quanto lettura chiave per comprendere il significato del “ritorno” e di tutte le conseguenze che esso comporta; il secondo in quanto instillatore del suo interesse per la mitologia, specialmente il confronto tra quella greco-romana e la mitologia srilankese.

Altra grande influenza per la stesura di Acqua sporca è stata la rilettura da parte dell’autrice dei romanzi di Zadie Smith, che dimostra quanto sia impossibile scrivere senza leggere ed ampliare le proprie visioni culturali. Per Uyangoda inoltre, quello che viene definito “rischio” (quello di rimanere influenzati dalle proprie letture) non lo è affatto, anzi: è la creazione di una fusione di culture che aiuta allo sviluppo della cultura globale. Uyangoda infatti ha potuto narrare della Brianza multietnica, grazie alla lettura della Smith, prendendo ispirazione dal modo di narrare la Londra multietnica appreso da quest’ultima.

Nadeesha Uyangoda pone poi in evidenza l’importanza e la responsabilità nell’uso delle parole, facendo riferimento, nell’ambito della letteratura anglofona, al fatto che agli autori del subcontinente indiano venga richiesto da parte delle case editrici e/o degli editor di “spiegare” alcune parole come sari o curry, inerenti alla propria cultura, oppure di porle in corsivo, mentre ad un autore o un’autrice statunitense non viene richiesto lo stesso, come se fosse dato per scontato che sia cultura comune di tutti.

La pagina da scrivere è una possibilità, ovvero quella di raccontare la propria visione del mondo in cui si vive, anche attraverso i ricordi di una patria ad oggi radicalmente diversa da come la si immagina.

Nel suo romanzo, infatti, lei narra dello Sri Lanka vissuto Nadeesha bambina, un paese guidato dalla magia, presente in ogni angolo in cui si guardi, un mondo dove le stelle dettano anche il calendario delle lezioni scolastiche (fissate dall’astrologo reale). Quel che le piace del paese natale è che lì la magia esiste ancora, nonostante stia lentamente scomparendo a causa del turismo e della lenta venuta della società di mercato.

Infine, la scrittrice denota il fatto che un romanzo di un autore come Ocean Vuong (altro ospite del festival, di origine vietnamita e con un “background migratorio” importante negli Stati Uniti) possa essere definito come il grande romanzo americano, mentre una stessa situazione in Italia non sarebbe possibile, forse perché non consideriamo tematiche come l’immigrazione parte della nostra cultura.

Per concludere, l’autrice ha rivelato che il suo romanzo preferito è Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez, poiché si concilia bene con le esperienze sensoriali dello Sri Lanka, con la pioggia perenne paragonabile alle piogge caratteristiche di quel territorio. Un rimando quindi alla letteratura “del passato” per avere uno sguardo più ampio sul futuro.