Ce lo spiega Mariano Tomatis, illusionista e ricercatore che utilizza la sua magia trasformandola in politica con la sua scrittura, e che riprendendo una nota citazione Shakespeariana ci dice «I libri sono il mio palcoscenico, le penne la mia bacchetta magica». L’illusione è un tipo di magia, deriva da Illusio che trova a sua volta le sue radici in ludere, giocare.
È la linguista Manuela Manera a spiegarlo, definendo chiaramente la magia politica di Tomatis. Il suo è un gioco che non ha vittime, chi subisce uno scherzo, quindi un trucco di magia, vive un complotto che spesso si conclude negativamente ma con lui accade il contrario: la sua arte dello stupire mira a meravigliare positivamente le persone coinvolte.
In questo senso lui definisce la sua magia come “magia antifa”, non rientra nei canoni, e per lo stesso motivo non si pone mai nella posizione di superiorità tipica degli incantatori, abbattendo le barriere del palcoscenico e rassicurando gli spettatori di non aver alcun potere in più rispetto a loro. Il mio libro di magia, sulla copertina, contiene proprio questo motto, ritraendo una mano alzata con una bacchetta e le unghie dipinte di rosso, così che il genere non possa essere identificabile. Il linguaggio che usa non è mai casuale: c’è una preferenza di termini, si usa illusionista piuttosto che mago o prestigiatore proprio perché è centrale la volontà di non definire il genere del lettore. Qui torna l'importanza dell'uso della magia in senso positivo, il suo libro è un manuale che permette a chiunque di imparare trucchi di magia da esercitare su un pubblico che potrà averne beneficio.
Per chiarire ulteriormente la differenza tra la magia usata per valorizzare e quella per schiacciare entra in gioco la politica con il concetto di “meraviglia”. Tomatis ci parla della Guerra del Golfo del ’91, dove gli americani avevano definito il loro attacco all’Iran con “shock and awe” per cui lo stato di meraviglia va inteso in senso bellico: la popolazione iraniana era meravigliata e paralizzata dai missili che avevano costellato il cielo della loro nazione. Il discorso politico è anche strettamente legato alla storia che non viene narrata. Sono tantissime le incantatrici dimenticate, scomparse sotto nomi dei maghi che rubavano loro la scena e Tomatis sceglie quindi di rimettere in circolazione le loro vicende nel libro Incantatrici dove le loro storie ispirano alla resistenza e spingono a trovare nuovi modi reagire.