04 | 09 | 2025

Una biblioteca... mistica

La storia dell'editoria ebraica in Italia attraverso la collezione della Biblioteca Teresina

Tra le diverse posizioni assunte dalle città italiane a partire dal XV secolo nei confronti del popolo ebraico, Mantova è riuscita a distinguersi come centro importante per la cultura ebraica, e questo si riflette nella ricchissima collezione di manoscritti e testi a stampa oggi conservati nel relativo fondo dalla Biblioteca Teresiana.

Giulio Busi, ebraista, sottolinea ulteriormente la particolarità del caso mantovano, in contrasto con una situazione generale in cui è possibile constatare una marcata discontinuità delle fonti: è difficile pensare che in una città così protagonista della diaspora si siano conservati così tanti testi, a testimonianza di una certa tolleranza riservata alle culture differenti.

Altro elemento che stupisce pensando alla scarsità di testimonianze disponibili è che in realtà la comunità ebraica è stata una di quelle che ha utilizzato maggiormente la stampa nel corso della storia, sfruttandone sin da subito i vantaggi e le opportunità.

Le fonti utili per studiare la storia della cultura ebraica, manoscritte e a stampa, si conservano oggi nei luoghi più diversi - da San Pietroburgo a Londra - e si possono fruire in diverse modalità: digitalizzate, come è capitato allo stesso Busi grazie ad iniziative importanti come quella dalla Biblioteca Nazionale di Israele, che ampliano notevolmente il numero del pubblico possibile, o “dal vivo”, modalità che l’autore preferisce proprio per l’esperienza garantita da un esame diretto.

È questa esperienza a fare della Biblioteca Teresiana un laboratorio intellettuale, alimentato dal sedimentarsi di fonti e materiali che ci permette di comprendere la trasmissione della cultura nel tempo.

Nel passaggio dal manoscritto, considerato con orgoglio come oggetto di prestigio (soprattutto se miniato, frutto di un lungo lavoro ed espressione di cultura), al libro stampato, però, si è spesso perso l’apparato decorativo: le illustrazioni, a volte anche molto dettagliate, troppo dispendiose e difficili da replicare con la xilografia. Le illustrazioni, tuttavia, non erano sempre abbellimento e superfluo: a volte, come nel caso dei libri mistici, si rivelano essenziali; uno strumento utile per comunicare facilmente al lettore un mondo altrimenti difficile da capire.

Tra il 1558 e il 1560 alcuni di questi manoscritti mistici vengono pubblicati a Mantova: codici che affrontano temi come Dio e la creazione, inizialmente riservati ad un pubblico ristretto e per questo definiti "segreti". Grazie alla loro pubblicazione, però, si è potuto usufruire di questi testi, salvati dalle repressioni successive proprio per le loro tematiche, scarsamente considerate rispetto a quelle più colpite. Il susseguirsi di azioni di censura, infatti, dettate sia dalle azioni papali sia dalla Controriforma, ha imposto la pubblicazione da parte della comunità ebraica di testi mistici “di emergenza”, diventando una difesa dall’aggressione identitaria e dalla limitazione alle libertà personali (parallelamente si creeranno i ghetti).

La «molta mistica» delle parole di Busi, quindi, è quella che troviamo oggi nel fondo ebraico della Biblioteca Teresiana: una collezione perlopiù costituita dalle opere che per le loro caratteristiche sono riuscite a salvarsi dalla purga culturale svolta dalla Chiesa Cattolica nel tempo post-luterano.

Grazie all’esposizione di alcuni manoscritti utilizzati come esempio si è potuto davvero toccare con mano il passaggio del tempo e constatare come la parola scritta sia (ed è) un mezzo fondamentale per lasciare al tempo un’impronta di sé e della propria esistenza sociale e culturale.