05 | 09 | 2024

Una madre e l’assassino di suo figlio

Colum McCann e Francesca Mannocchi sulle storie e la storia di Jim Foley

Il 19 agosto 2014 Colum McCann – scrittore dublinese di nascita ma americano d’adozione, già vincitore nel 2009 del National Book Award – è seduto alla sua scrivania e sta scrivendo un romanzo quando, nella sua casella di posta, arriva una mail raffigurante il corpo senza vita di James Wright Foley, giornalista statunitense. Nello stesso giorno McCann riceve un’altra mail: aprendola trova ancora un’immagine raffigurante Foley, questa volta però vivo e immerso nella lettura di un libro proprio di McCann. Nello sgomento, lo scrittore decide di contattare la madre di Foley. Qualche anno dopo, insieme, andranno a conoscere Alexanda Kotey, l’assassino di Jim.

È questa la storia da cui nasce Una madre, romanzo scritto da Colum McCann insieme a Diane Foley. Il libro rappresenta uno sguardo su una vicenda che mischia rabbia e dolore, politica, senso del perdono ma anche giornalismo. Foley era andato in Siria per raccogliere storie, narrazioni che non gli hanno consentito di tornare a casa. Insieme alla giornalista Francesca Mannocchi, McCann si sofferma sul rapporto con Diane Foley, il ritratto di una donna sofferente che però ha trovato la forza di perdonare il killer di suo figlio. Nella memoria di McCann l’incontro tra i due è stato straordinario: portando alla luce sia il punto di vista di Diane Foley che di Kotey, lo scrittore racconta di quando Alexanda – così la Foley decise di chiamarlo, col suo nome, come lo avrebbe chiamato sua madre – mostrò le foto delle sue figlie, sciogliendosi in un pianto autentico. Diane, profondamente cattolica, aveva già perdonato quell’uomo. Lo stesso non si può dire – continua McCann – nei confronti degli Stati Uniti. La Foley non riesce a capacitarsi di come il suo Paese non sia stato in grado di riportare a casa suo figlio.

Con questo libro, la vicenda di un uomo, del suo lavoro e della sua morte, è diventata una questione politica ma soprattutto è diventata una storia. Le storie – sostiene McCann – sono il motore del mondo: attraverso le loro sfumature sbiadite, i contorni poco nitidi, tutti abbiamo l’opportunità di crescere e di migliorarci. E non attraverso il racconto di fatti certi, ma proprio indagando tra le pieghe del non detto, dell’incertezza, delle infinite possibilità. In Irlanda – continua lo scrittore – la pace dura da oltre 25 anni ed è stata raggiunta attraverso l’impegno delle persone nel sedersi e ascoltarsi. E Anche Diane Foley ha saputo ascoltare.