05 | 09 | 2025

Una piccola città per una grande rappresentazione

Camminando per teatri a Mantova

I teatri di Mantova e Mantova tutta come teatro: teatro di comunicazione, d’arte, di musica, di politica. Dall’Orfeo di Poliziano per il cardinale Francesco Gonzaga, alla Calandria di Dovizi per Isabella d’Este, fino alle commedie di Ariosto donate a Carlo V. Teatro di strada, commedia dell’arte ma anche vita comune sullo sfondo delle strade, delle piazze e dei palazzi della città. Per arrivare al melodramma, all’opera, al recitar cantando, da Monteverdi a Verdi. E Vivaldi fu Musico di Cappella per la corte (anche se decaduta) di Mantova, componendo le Quattro Stagioni. Stagioni proprie della campagna, degli spazi aperti, della natura incontrastata, di una campagna mantovana non inquinata da una grande città. Una piccola città per una grande rappresentazione. Passando quindi per Goldoni e Casanova. In una città che nonostante il declino continuava ad essere colorata e viva. Un palcoscenico della vita. I lumi arrivano anche qui e cominciano a diffondersi i caffè, locali dove si ritrovano proprio Goldoni e Casanova: Goldoni non vive bene la città, la trova malsana, mentre Casanova la trova ancora divertente, soprattutto frequentando "la fragoletta”, Giovanna Calderoni Balletti, diva del tempo, ormai invecchiata, che accoglieva attori e ammiratori nel palazzetto che adesso ospita il ristorante omonimo. A livello teatrale tutto sembra svolgersi attorno allo spazio del Teatro Vecchio, adiacente allo spazio della “fragoletta”, vicino al teatro dei timidi che sorgeva nel luogo dove verrà poi costruito il teatro scientifico del Bibiena, la "bomboniera” della città, Dove suonerà anche un giovane Mozart. Il Teatro Vecchio, il teatro pubblico della città, era un’emanazione della corte dei Gonzaga, vicino alle scuderie, luogo importantissimo per la passione della famiglia ducale. Ora rimane solo un involucro dove possiamo immaginare palchi di legno periodicamente andati in fumo, sale da gioco e postriboli. Perché il teatro pubblico era tutto questo. Funzionò dal '500 (in precedenza esisteva il teatro dei comici) al '700. Ci addentriamo quindi in passeggiata tra teatri perduti, architetture scenografiche, fondali artificiosi, con la guida di Stefano Scansani che ci svela questo scrigno prezioso della piccola città dalla grande corte ducale: dal Teatro Vecchio quindi alle scuderie, sempre al limite della città, a ridosso delle mura, dietro le quinte del palazzo ducale. Costeggiamo il giardino dei semplici, sovrastato da un camminamento coperto e affrescato e dal passetto, che permetteva al duca di accedere al teatro direttamente dal palazzo, ed entriamo in corte attraverso una grotta artificiale, un’architettura destrutturata, colori, riflessi di acqua e di luce; si apre il cortile della cavallerizza come un colpo di scena: architettura che si fa sempre più teatro, in continuo e plastico movimento delle superfici. Giulio Romano e poi la sua bottega allestiscono questo spettacolo. Per arrivare, costeggiando la gioielleria di corte, alla basilica di Santa Barbara. Altro teatro, questa volta per la musica, che accoglie Claudio Monteverdi, maestro della basilica. Così come piazza Castello, utilizzata per rappresentazioni all’aperto. Fino al Teatro Nuovo costruito dal Piermarini, lo stesso della Scala di Milano, altro teatro scomparso. Non ci resta che tornare quindi al Bibiena, al teatro scientifico di Mantova, e ripensare ancora una volta all’arte, all’architettura, alla musica e alla vita che si respira in questo angolo di città.