05 | 09 | 2024

Vola come una farfalla, pungi come un'ape

Il pugilato raccontato da Antonio Franchini

Nella cornice suggestiva della “Palestra Usvardi”, un emozionato Antonio Franchini, autore tra gli altri di Quando vi ucciderete maestro? (Marsilio, 2019) e Acqua, sudore, ghiaccio (idem, 2021), racconta insieme ai ragazzi della Boxe Mantova storia, filosofia e personaggi del pugilato.

Partendo dalla propria esperienza personale di giovane ragazzo occhialuto e fragile che mette alla prova il suo spirito indomito iscrivendosi ad una palestra di pugilato, Franchini trasporta il pubblico in un viaggio temporale all'interno della storia del pugilato.

Questa disciplina, definita dallo scrittore come monastica e zen, nasce nell’antichità e sin dagli albori si interseca indissolubilmente con la letteratura. Nel corso dei secoli sono molti gli autori che hanno provato a raccontare i pugili ed il pugilato: da Omero a Virgilio, passando per Hemingway, London e Mailer, da sempre la letteratura ha tentato di trasporre su carta l’epicità di questo sport.

Forse tutto sta nel fatto che il pugilato non sia solo uno sport, ma più una via, un percorso che si basa sull’abituare il corpo alla fatica e al dolore con una costanza ossessiva. Citando Franchini, «alla base c’è una disciplina monastica che non si limita allo sport, ma va oltre ed evoca una serie di fantasmi diversa dagli altri sport». Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la violenza, ma è pura disciplina ed insegnamento «metafisico e morale».

Dal punto di vista prettamente sportivo il pugilato è molto semplice e, come hanno illustrato i ragazzi della Boxe Mantova attraverso una dimostrazione pratica, si basa su una serie di colpi, combinazioni e su un continuo allenamento e rinforzamento del core, la zona del corpo in cui risiede la forza dei colpi del pugile. Ciò che davvero è difficile, è accettare che i colpi non si possano evitare, ma vadano accolti e sopportati. Incassare è fondamentale: il pugile non può ritirarsi e la sua etica è unica. Questo aspetto del pugilato è ciò che lo rende speciale; prima di tutto questo sport insegna a chi lo pratica una lezione fondamentale nella vita: il dolore non si può evitare per sempre ed è probabilmente questo ciò che ha dato vita al legame tra letteratura e boxe.

Citando la frase di Norman Mailer secondo la quale «i pugili peso medio sono spesso persone equilibrate mentre i pesi massimi sono tutti pazzi», infine, Antonio Franchini ha descritto il legame tra il pugile e il poeta, raccontando le storie di grandi atleti dalle storie tragiche come Mike Tyson e Sonny Liston, i poeti maledetti della boxe, fino a Muhammad Ali, il più grande artista del ring e poeta egli stesso.