05 | 09 | 2024

You tell my story, I'll tell yours

Il fuoco sacro dell'empatia

«L’inferno sono gli altri» diceva Sartre e Colum McCann afferma senza esitazione che no, «The world, is other people».

Non è una provocazione, quella di McCann, bensì una vera e propria scelta programmatica. Ed è infatti questa la vera, unica risposta dello scrittore irlandese alle domande che gli pone Christian Mascheroni, unito al foltissimo pubblico che accoglie l’autore in piazza Sordello nella curiosità di conoscere quale sia il Fuoco Sacro che accende questo amatissimo autore quando scrive.

McCann racconta di aver scoperto in sé un senso di amore immediato verso la scrittura, sin da piccolo: suo padre scrive libri sul calcio per bambini, che la maestra legge in classe, ed è proprio quando il goal di uno dei protagonisti fa esultare un suo compagno come fosse vero che il giovane Colum capisce qual è il vero potere della narrazione. Con la narrazione si travalicano i mondi, si arriva in posti sconosciuti e si evoca una realtà che, in qualsiasi modo la si voglia intendere, ancora non esiste. La si evoca e la si ascolta.

È per questo che, citando Mascheroni, l’autore diventa un «funambolo» dello storytelling tra fiction e non-fiction; questo accade poiché nella visione di McCann, tradotto al pubblico di oggi da Marina Astrologo «i fatti sono come mercenari che prendiamo come sono e li spediamo nel mondo a distribuire le nostre storie», quindi non importa realmente se ciò che raccontiamo è vero o non lo è: quel che conta è ciò che veicola, le connessioni che crea, la realtà cui diamo ascolto e che, senza la narrazione, non avrebbe avuto occasione di essere ascoltata.

È da questa esigenza che nasce Narrative 4, un progetto che l’autore presenta qui con la sua abituale ed umile semplicità; tuttavia è invece ormai una realtà più che decennale, diffusa in 42 paesi, il cui scopo è di spingere giovani adulti a unirsi nella narrazione.

«What we do is to engage young people to tell stories to one another. they step into one another shoes, to be able to step back into our own. So you tell my story, I'll tell yours. And what this is it’s an act of radical empathy that leads to action, that leads to world's change».

L’empatia è la chiave. Leggere gli altri, volerli ascoltare, lasciarsi incantare è la chiave. Con le parole di Lella Costa, che accompagna l’incontro interpretando magistralmente brani estratti dalle opere dell’autore (tra cui Apeirogon, Una madre e I figli del buio) «in un mondo sbandato e folle come il nostro, c’è bisogno di persone come Colum McCann, che scrivano così: lui si incuriosisce, si incanta e va».

Il consiglio che l’autore dà a chi vuole scrivere è di farlo in modo epico, eppure ricorda che l’arte, quella vera, è «tiny and epic at the same time», ed infatti sguardi grandi e piccoli nelle sue opere riescono ad essere sinfonici. Questo perché, come spesso ripete nei suoi numerosi interventi in tutto il mondo, crede fortemente nella democrazia dello storytelling, e della pace che si può raggiungere solo ascoltando la voce di tutti, grande o piccola che sia.

Come ultimo punto, fondamentale, sottolinea in questo processo l’importanza dell’educazione accessibile a tutti: «the most available democratic place is a classroom», ed è per questo che il pensiero finale di Colum McCann va agli insegnanti di tutti gli ordini di scuola, che «in Irlanda e, per quanto ne so, anche in Italia, non vengono mai ringraziati abbastanza».